“L’Agguato, L’Abbandono, Il Mutamento” è
il secondo lavoro in studio di Oteme, dopo “Il Giardino Disincantato”
del 2012. Non per essere ripetitivo, ma non posso trascurare ancora
una volta il fatto di ritrovarmi nelle mani un disco accompagnato
da un artwork esaustivo, questa volta a cura di Tommaso Tregnaghi
e dello stesso Stefano Giannotti, compositore, chitarrista e ideatore
del progetto Oteme (Osservatorio delle Terre Emerse). L’artwork
ritrae solamente una mano che in tre foto a se stanti interpretano
proprio l’atteggiamento di agguato, abbandono e mutamento, questo
è il messaggio che personalmente traggo alla visione. I testi
in italiano all’interno sono tradotti anche in inglese.
Lo stile musicale con cui hanno esordito è un mix fra musica
“popolare” e “colta”, fra Classica, Jazz e
spunti Rock, ci ho trovato anche agganci con artisti del calibro di
King Crimson, Pink Floyd e John Cage.
Ricerca strutturale e sonora unita alla strumentazione classica, fanno
del progetto un punto a se, un modo personale di fare musica. Proprio
“La Grande Volta” apre il percorso sonoro con strumenti
che richiamano il barrito degli elefanti, sopra una ritmica calda
e per alcuni versi tribale. Musica in movimento nel brano “Sarà
Il Temporale”, cantato da Giannotti e supportato dai cori di
Emanuela Lari. La formula canzone si avvicina al modus operandi della
musica da camera (una sorta di jazz infiltrato nella musica classica)
e degli strumenti a fiato che fanno da traino alle armonie, la ritmica
in sottofondo è sempre importante. Lo stile Oteme è
questo, di personalità, emotivo, fatto di forti sensazioni.
La malinconica “Bianco Richiamo” è un momento strumentale
fra arpeggi e flauto, dalla struttura rilassante e avvolgente. Non
nascondo che all’interno scaturisco sensazioni provenienti dagli
anni ’70. Si ritorna allo slalom strumentale in stile classico
con “Camminavo”, altro frangente di musica che sottolinea
con le sue esclamazioni a volte improvvisate le parole dei testi.
Tante sottolineature che si alternano ad armonie leggiadre, vero punto
cardine della forza Oteme.
Fiati composti da fagotto, clarinetti, tuba e corno descrivono “L’Agguato”,
con una chitarra in sfondo di matrice King Crimson. Subentra “L’Abbandono”,
praticamente una colonna sonora. Giocoso “Il Mutamento”,
scherzoso e irriverente, mentre in “Dopo La Pioggia” ritorna
il cantato.
Per definire questo album Prog, non tanto per la strumentazione o
per certi stilemi rodati, serve capire il concetto di ricerca e attitudine
ad essa, tuttavia non esula la suite, qui dal titolo “Tracce
Nel Nulla” con i suoi quasi ventisei minuti ed un inizio di
Pinkfloydiana memoria. La suite si adopera fra canzone, Psichedelia,
e classica. Chiude il disco la breve e ritmata “Un’Altra
Volta”.
“L’Agguato, L’Abbandono, Il Mutamento” è
un gradito ritorno, è la sottolineatura da parte di Giannotti
nel voler comunicare le sensazioni ed i movimenti con gli strumenti
in maniera non usuale. Lo strumento adoperato come una voce, a disposizione
più del significato dell’evento (o della parola) che
dell’armonia che vorrebbe accompagnarlo.
Posso sintetizzare per chi di voi fosse ferrato sull’argomento
che Oteme adopera la strumentazione classica come Demetrio Stratos
adopera la voce.
Avete capito che non è un disco qualunque, non è un
gruppo qualunque, ed è qualcosa di serio, ma un serio che spesso
si diverte anche a farci sberleffo, e chi ama stupirsi con la musica
questo sberleffo lo accoglie con piacere e divertimento. MS
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