Rock Impressions

Ozric Tentacles - The Floor’s Too Far Away Ozric Tentacles - The Floor's Too Far Away
Magna Carta
Distribuzione italiana: Edel
Genere: Prog
Support: CD - 2006

L’astronave dei geniali Ozric Tentacles ha ripreso il volo dopo un paio di anni dal precedente capitolo in studio Spirals in Hyperspace e ad oltre vent’anni dalla partenza, con una lunga serie di testimoniaze piovute sul capo dei fans come polvere di stelle.

Lo stile che ha reso unico il gruppo è riproposto con la solita follia anche in questo nuovo album, una miscela corroborante di space rock e psichedelia, un po’ prog, un tocco di funky ogni tanto e anche molti accenni esotici, tanta improvvisazione, parti strumentali dilatate e oniriche come non mai. In altre parole l’universo degli Ozric è piuttosto eterogeneo, sono un gruppo che ama giocare con la musica e non perdono occasione per dimostrarlo.

Le nove traccie di questo album sono molto varie, in tutte è ben presente il sound del gruppo, ma le atmosfere sono molto diverse e cambiano da brano a brano con alcuni passaggi imperdibili come il crescendo di “Spacebase” e ditemi se questi freakettoni non sono dei gran musicisti. Non è certo musica che ti entra dentro subito, ma richiede più ascolti, ci sono troppe sfumature e poi il groove della sezione ritmica è un ottimo mezzo di trasporto per le mete del gruppo. Oppure come non perdersi nel bellissimo assolo di chirarra di “Disdots”, con un finale a sorpresa dove i suoni spaziali sono mescolati al canto di alcuni uccellini. I vari pezzi sono tutti legati tra loro senza soluzione di continuità e questo rende ancora più reale l’impressione di un viaggio infinito. Gran finale con “Ping” che ad un certo punto presenta una chitarra spagnoleggiante ed è sorretta da grandi linee di basso. Il cd con tiene anche una bella traccia video che cattura un’esibizione del gruppo registrata in aprile di quest’anno in Olanda, con grande profusione di colori e tutta da godere.

Ce ne vorrebbero di più di dischi come questo, anche se è sempre più difficile trovare degli artisti che suonano solo ed esclusivamente per il piacere di farlo e con grande libertà espressiva, ma quando ci riescono trovano un pubblico che li segue con passione e io sono fra questi. GB

Altre recensioni:
Spirals in Hyperspace


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