In passato abbiamo incontrato il chitarrista Lelio Padovani nel suo
lato più rock, dove metteva al centro la sua abilità
di chitarrista, con questo lavoro il nostro ha voluto esplorare territori
più prettamente musicali e meno chitarristici in senso stretto,
non a caso il titolo è appunto “Electronic Ep”.
Ma il disco prende vita in particolare dalla realizzazione della colonna
sonora del film “Il Solitario” del regista emergente Francesco
Campanini, film che ha vinto alcuni premi per il cinema indipendente,
da questa sono tratte due delle sei traccie presenti.
Questo Ep è interamente strumentale e molto atmosferico, anche
i brani non estrapolati dalla soundtrack hanno un piglio molto cinematografico
e questo forse è il limite maggiore del disco. “Time
Traveler” è ricco di citazioni, comunque Lelio domina
la materia e sfodera un brano intenso, a tratti malinconico e con
un buon senso del mistero, comunque per essere musica elettronica
non manca la chitarra con cui il nostro si libera in assoli ispirati.
“Dumpster Diving” è più ritmato del precedente,
anche se l’impostazione è praticamente la stessa, con
un tappeto elettronico di tastiere e synth su cui si lancia in libertà
la chitarra, sicuramente è l’episodio che mi ha colpito
di più. Molto bella “A Love Scene”, il primo dei
due brani della colonna sonora, la malinconia che contraddistingue
le realizzazioni di Lelio viene qui sublimata in un arpeggio tanto
semplice quanto toccante. “The Hourglass” mi convince
meno, la sua cadenza rallentata, priva di un contesto visivo, mi dice
poco. “Ownlife” si riscatta con la presenza di un pianoforte
intrigante, descrittiva anche se un po’ acerba. Chiude “Vertigo”
che ha ancora qualche buona idea melodica, ma che risulta un po’
ripetitiva.
Bene ha fatto Lelio a sperimentare nuove strade, anche se l’impressione
è che debba rendere più accattivanti le sue composizioni,
che in alcuni momenti sono molto poetiche e ben realizzate, con degli
ottimi suoni, ma che necessitano di un po’ più di grinta
per lasciare davvero un segno. GB
Altre recensioni: The Big Picture;
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