Rock Impressions

Lelio Padovani - Electronic Ep LELIO PADOVANI - Electronic Ep
Selfproduced

Genere: Virtuoso
Support: CD - 2007


In passato abbiamo incontrato il chitarrista Lelio Padovani nel suo lato più rock, dove metteva al centro la sua abilità di chitarrista, con questo lavoro il nostro ha voluto esplorare territori più prettamente musicali e meno chitarristici in senso stretto, non a caso il titolo è appunto “Electronic Ep”. Ma il disco prende vita in particolare dalla realizzazione della colonna sonora del film “Il Solitario” del regista emergente Francesco Campanini, film che ha vinto alcuni premi per il cinema indipendente, da questa sono tratte due delle sei traccie presenti.

Questo Ep è interamente strumentale e molto atmosferico, anche i brani non estrapolati dalla soundtrack hanno un piglio molto cinematografico e questo forse è il limite maggiore del disco. “Time Traveler” è ricco di citazioni, comunque Lelio domina la materia e sfodera un brano intenso, a tratti malinconico e con un buon senso del mistero, comunque per essere musica elettronica non manca la chitarra con cui il nostro si libera in assoli ispirati. “Dumpster Diving” è più ritmato del precedente, anche se l’impostazione è praticamente la stessa, con un tappeto elettronico di tastiere e synth su cui si lancia in libertà la chitarra, sicuramente è l’episodio che mi ha colpito di più. Molto bella “A Love Scene”, il primo dei due brani della colonna sonora, la malinconia che contraddistingue le realizzazioni di Lelio viene qui sublimata in un arpeggio tanto semplice quanto toccante. “The Hourglass” mi convince meno, la sua cadenza rallentata, priva di un contesto visivo, mi dice poco. “Ownlife” si riscatta con la presenza di un pianoforte intrigante, descrittiva anche se un po’ acerba. Chiude “Vertigo” che ha ancora qualche buona idea melodica, ma che risulta un po’ ripetitiva.

Bene ha fatto Lelio a sperimentare nuove strade, anche se l’impressione è che debba rendere più accattivanti le sue composizioni, che in alcuni momenti sono molto poetiche e ben realizzate, con degli ottimi suoni, ma che necessitano di un po’ più di grinta per lasciare davvero un segno. GB

Altre recensioni: The Big Picture; Chasing the Muse; Waves

Intervista

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