Rock Impressions

Paul Chain Violet Theatre - In the Darkness PAUL CHAIN VIOLET THEATRE
In the Darkness
Minotauro / Markuee
Distribuzione italiana: si
Genere: Dark Rock
Support: Lp 1986 - CD
- 2013


Il secondo disco ristampato su cd dalla Minotauro di Paolo Catena che andiamo a presentarvi è il famigerato In the Darkness. La buona accoglienza di Detaching From Satan diede l’impulso alla realizzazione di questo album, che ancora oggi è una pietra miliare del dark rock e uno dei lavori più riusciti del geniaccio pesarese. Il disco in realtà è una raccolta di brani scritti in un arco temporale di otto anni, pertanto troviamo una certa varietà stilistica, quindi non è un disco concepito in modo omogeneo e questo si sente, per certi versi è una specie di antologia, ma il fascino di quest’opera dannatamente oscura è rimasto intatto. I musicisti coinvolti sono diversi, tutti gravitanti a vario titolo attorno al nostro personaggio, ognuno con un proprio stile, qualcuno più metal, altri meno, ma questo non ha troppa rilevanza.

Il primo brano è “Welcome to My Hell”, composto nel 1978 da un giovanissimo Catena, è una perfetta sintesi del suo stile, il riff che esce dalla chitarra è allucinato, psichedelico e ipnotico, il cantato è inquietante, non è un caso se è diventato uno dei suoi brani più amati, ancora una volta l’inferno, ancora una volta il miglior Catena. “Meat” è del 1985, molto più doom e meno facile del brano precedente, ma la mano di Paolo dipinge uno spaccato di metal oscuro di indiscutibile fascino. “War” è il primo brano elettronico del nostro, per molti è stato una sorpresa, la lezione tedesca si intuisce, l’atmosfera comunque non poteva che essere molto gotica e spettrale. “Crazy” è il brano più metal del disco, molto sabbathiano o primo Ozzy solista, ma comunque una rilettura sempre abbastanza personale.

Il secondo lato è decisamente diverso dal primo e vede la partecipazione nei primi tre brani di Piero Gori in arte Sanctis Ghoram (I Vulcani), il cantante che ebbe lo spinoso compito di sostituire Steve Sylvester, c’è molta diversità fra il cantato di Paolo e quello di Piero, all’epoca amavamo entrambe, ma oggi quello di Paolo sembra più moderno, però Piero infondeva un senso di sofferenza unico. Particolare come sempre il gusto per gli intro del nostro e in “Grey Life” ne possiamo ammirare un esempio esaustivo, un sofferto assolo di chitarra prima dell’ingresso del riff portante, puro doom metal. “Woman and Knife” prosegue su uno stile molto simile a quello del brano precedente, ottimo l’assolo di chitarra. Anche “Mortuary Hearse” prosegue lo stile intrapreso, mostrando una buona continuità. Discorso diverso per “In the Darkness”, un brano che sembra aver ispirato Tony Iommi nel comporre “Eternal Idol”, il cui riff portante è veramente molto simile a quello di Catena. Quando venne denunciato il plagio, Catena venne ridicolizzato da buona parte della stampa specializzata dell’epoca, eppure il sospetto è molto più che fondato, solo che Paolo non volle mai fare causa a quello che per lui era stato un eroe. Il riff rallentato e sofferto di questo pezzo è uno dei più belli e ispirati di sempre, a dimostrazione di quanto fosse abile il pesarese nel tessere il più evocativo doom metal di sempre.

In the Darkness è davvero un gran disco, che ha cementato la popolarità di Catena nel circuito degli appassionati dei suoni oscuri di tutto il globo e ancora oggi conserva tutto il suo fascino oscuro, in seguito il pesarese pian piano si allontanerà da queste sonorità in cerca di soluzioni sempre più sperimentali, lasciando in molti un profondo senso di nostalgia. GB

Altre recensioni: Detaching From Satan; Sanctuary Heve; Cosmic Wind; Alkahest

Artisti correlati: P.C. Translate; Lola Sprint & The Cat; Paolo Catena


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