E’ incredibile come internet faccia risorgere l’interesse
del pubblico attorno a band che nel tempo non sono state proprio fortunate.
Gli americani Pavlov’s Dog sono autori di un disco davvero incredibile,
quel “Pampered Menial” che nel 1974 ha fatto centro in
molti cuori di Progsters, ma la band è stata presto dimenticata,
colpa anche di una cattiva distribuzione e pubblicità, almeno
qui in Europa. Il leader David Surkamp ha comunque proseguito nel
tempo una dignitosa carriera musicale, fra qualche alto e basso. Come
dicevo internet è comunque una fucina di passaparola, per cui
la gente ha ascoltato e tramandato questa band dal buon gusto compositivo.
“Jiulia” è stato un classico senza tempo e l’incredibile
voce di Surkamp un punto inimitabile. Passano dunque ben venti anni
dall’ultimo “Lost In America”, rimasterizzato con
bonus tracks nel 1990, prima di poter riascoltare il gruppo e ben
trentacinque da quel monolite di “Pampered Menial”, ma
la voce di Surkamp ha ancora qualcosa di speciale da fare, uno sberleffo
al tempo. Come sono oggi i Pavlov’s Dog? Delusione per i sostenitori
del combo, oppure un vero e proprio toccasana per le loro coronarie?
Secondo il mio metro di giudizio, la verità è nel mezzo.
Non manca di certo quel gusto compositivo e melodico caratteristico
marchio della band. C’è anche un’altra verità
da sottolineare, con gli anni si acquisisce una consapevolezza dettata
dall’esperienza che le nuove leve, malgrado l’entusiasmo
e tutto quanto, possono solo che sognare.
“Angeline” è sempre un nome di donna, che voglia
fare concorrenza a “Julia”? Forse, i violini accentuano
la voglia di romanza, ma ripeto, c’è consapevolezza anche
di un tempo passato, per cui scorre nostalgia nella mente di chi ascolta
ed inesorabilmente scorrono brividi. Manifestano tanta classe nei
passaggi strumentali, irriducibile ed inossidabile specchio di una
tecnica messa a disposizione della melodia facile, come nella dolce
“Angel’s Twilight Jump”. Non mancano alcuni passaggi
sfruttati, comunque sempre gradevoli come “I Love You Still”,
d'altronde questo stile musicale ha raccontato quasi tutto e non ha
neppure la voglia di mutare, piuttosto di migliorarsi. La classe della
band la scoprirete nella title track “Echo & Boo. Ottima
la suite “”The Death Of North American Industry Suite”,
a dimostrazione che le radici Prog non sono estirpate.
La verità è che “Echo & Boo” è
un disco dannatamente Pavlov’s Dog, non ricco di grandi sorprese,
ma di tanta sostanza e cultura. Questo per un metallaro è un
disco che non si digerisce, ma la musica vera passa anche attraverso
le vibrazioni di questa band. Bentornati. MS
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