Questa recensione risulta l'ennesima al riguardo di un disco che è
di fatto parte della storia del rock psichedelico e non solo. Nella
ricca discografia dei Pink Floyd non è l'anello forte, ma quello
che incatena il sound Pink dal periodo più psichedelico a quello
storico di "The Dark Side Of The Moon". Tramite "Meddle"
passa la maturazione artistica, la personalità si stabilizza
in un contesto settantiano del quale non sarà fruitore ma maestro.
La formula canzone si incastona fra i brani altamente psichedelici,
eppure distanti dal sound Barrettiano. Allora perché parlarne
ancora oggi se è ampiamente inflazionato? Semplicemente perché
mi sento di evidenziare un prodotto sonoro non sufficientemente stimato
da molti, affogato dal successo planetario del suo successore, che
però non avrebbe visto la luce se non ci fosse stato questo
passaggio. Tramite "Meddle" si rafforzano certezze all'interno
della band, ancora destabilizzata ed assalita dai "sensi di colpa"
per la dipartita oramai annosa del primo leader Syd Barrett. Diverse
le idee che lo compongono, anche distanti fra di loro per concezione
e sonorità stilistica, a conferma di un periodo di transizione.
Ecco allora fare sfoggio all' interno di momenti Blues, Psichedelici,
Rock e Prog!!!
David Gilmour sale in cattedra e come non mai travolge l'ascoltatore
con violenza caratteriale tramutata in chitarra con "One Of These
Days", unico brano della discografia Pink Floyd dove si può
ascoltare (anche se brevemente ed in maniera distorta) la voce del
batterista Nick Mason. Il basso martella un riff tanto elementare
quanto suggestivo, grazie anche all'effetto eco per intersecarsi fra
vento e slide guitar, un inizio tanto spettacolare quanto malefico.
Uno dei pezzi più belli della storia chitarristica di Gilmour.
"Fearless" è un buon brano, amato dai fans della
band inglese anche per il coro "You'll Never Walk Alone",
registrato live allo stadio di Liverpoll per supportare la gloriosa
squadra di calcio della città. In realtà il lato A dell'lp
scorre con semplicità dopo l'impatto sonoro di "One Of
This Days" e "San Tropez" è una canzone gradevole
e melodicamente rassicurante rispetto all'insieme del discorso. La
chiusura del primo tempo è delegata a "Seamus", un
semplice giro di blues con la chitarra acustica, dove il cane di Wright
(tastierista), un levriero Afgano, da sfoggio della propria voce.
Se siete curiosi di vedere come succede, basta andare a vedere il
"Live At Pompei".
Ma è il lato B che resterà nella storia della musica,
un brano apparentemente lisergico che ricopre tutto il vinile: "Echoes".
Più di venti minuti di sensazioni che a differenza delle altre
situazioni passate, gode di ponderata struttura. Come un vero brano
Prog (ecco infatti la suite) si apre con un motivo, nato da una nota
del piano di Wright che entra in risonanza nello studio, dando questo
strano suono dalla straordinaria efficacia emotiva. Il brano si evolve,
muta, si stabilizza in un martellante refrain psichedelico per poi
ritornare all'origine con l'effetto sonoro appena citato. All'interno
buoni fraseggi di chitarra, interventi spesso sferzanti così
come graffianti e poi sensazioni oniriche ed a tratti oscure. Questo
sarà proposto in tutti i concerti a venire in mille salse differenti
e chi fa collezione di dischi Bootleg della band, non potrà
che confermare questa mia dichiarazione.
"Meddle" è un album di straordinaria efficacia, un
disco che dimostra fragilità strutturale, dettata dalla indecisa
strada da intraprendere, ma che dall'altra parte sottolinea la forza
caratteriale dei quattro amici di Cambridge, persone invece decise
a sperimentare nuove situazioni e sonorità, alla faccia del
music businness che vorrebbe sempre e solo brani mordi e fuggi. Fondamentale
e da valorizzare nella maniera più assoluta. MS
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