Molto spesso capita di fare alcune riflessioni sulla vita, come la
si affronta o la si subisce, perché in effetti non tutto va
come deve andare. L’origine, o per meglio dire la partenza e
l’arrivo sono i due punti estremi, ma l’importante è
il viaggio ed esso ci segna e ci plasma sotto tutti i punti di vista.
Tornano i pugliesi Plurima Mundi dopo l’esordio dal titolo “Atto
I” (2009 – Ma.Ra.Cash Records) e lo fanno per raccontarci
questo concetto del “viaggio” in quattro brani. I testi
sono ad opera della scrittrice Maria Giuseppina Pagnotta.
I Plurima Mundi si formano nel 2004 a Taranto da un idea di Massimiliano
Monopoli (compositore, violinista e maestro). La musica che propongono
è rivolta al Progressive Rock nel senso generale, ma in essa
si incastonano numerose influenze, quali il Jazz, la World Music,
il Rock, la Fusion e la musica cinematografica, il tutto legato da
quella splendida condizione denominata “mediterraneità”.
Sono un sestetto, oltre che da Monopoli, composto da Massimo Bozza
(basso), Grazia Maremonti (voce), Silvio Silvestre (chitarra), Lorenzo
Semeraro (pianoforte) e Gianmarco Franchini (batteria).
L’album si apre con una mini suite di quasi undici minuti dal
titolo “Eurasia”. Una cavalcata strumentale. E’
la batteria a fare un breve intro al pezzo, fin da subito si può
godere di una buona registrazione, i volumi sono equilibrati e le
strumentazioni nitide. Il violino sale in cattedra e traccia il solco
da intraprendere nelle melodie. Nel brano esistono tutte le prerogative
che rendono il Progressive Rock italiano degno di nota ed immortale,
cambi di tempo, solo strumentali, un puzzle inconfondibile e a tratti
dallo stampo classico. Il suono è pieno, caldo e rivolto sempre
con lo sguardo verso una melodia semplice e gradevole. Qui non c’è
sperimentazione quanto voglia di comunicare immagini come in una colonna
sonora di un film.
Segue “E Mi Vedrai… Per Te”, qui gli anni ’70
aleggiano nell’aria, con voce e piano fra dolcezza ed enfasi,
vera a propria vetrina per le grandi doti malleabili di Grazia Maremonti.
“L…. Tu Per Sempre” è una canzone che viene
riproposta nell’album anche come bonus track finale in versione
singolo, l’originale è di otto minuti e punta sulla suddetta
mediterraneità, non a caso può richiamare alla mente
certi passaggi di band come PFM ed altre ancora.
La suite conclusiva “Male Interiore (La Mia Età)”
ha un inizio introspettivo, relegato agli arpeggi di una chitarra
di Genesiana memoria, mentre lo svolgimento va emotivamente in crescendo.
Le sferzate di violino donano al brano incisività e sono degno
tappeto per la voce di Grazia.
Perché comperare nel 2017 ancora un disco di musica così'
variegata? Semplice, perché è fatto per il piacere di
suonare, senza astrusi fini, sincero, professionale, concepito da
persone che sanno suonare. Lo stile Plurima Mundi è ricco di
immagini, a volte anche “scolastico”, ma nel buon senso
del termine, concettuale e storico. Definirla “musica per la
mente” è quantomeno doveroso. MS
Altre recensioni: Atto I
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