INTERVISTA
A MILAN POLAK (versione inglese)
di Giancarlo Bolther
Ci
puoi raccontare quali sono stati i momenti più significativi
nella tua formazione artistica?
Ho iniziato a suonare la chitarra per imparare le canzoni dei Beatles
(risate), ma parlando più seriamente, ci sono stati molti passaggi
importanti. Fra quelli più significativi voglio ricordare la
realizzazione dei miei albums, poter jammare con artisti del calibro
di Marty Friedman o Billy Sheehan e fare concerti al fianco di Falco.
Ascoltando i tuoi albums, trovo che il tuo stile chitarristico
sia solare, fresco e pieno di entusiasmo, secondo te cos’è
necessario fare per realizzare un disco di chitarra piacevole?
Wow, grazie dei complimenti! È la cosa più bella che
mi sia mai stata detta da qualcuno sul mio modo di suonare. Io sono
convinto che al centro di tutto debba sempre esserci la canzone in
se stessa, questa essenzialmente consiste in due cose molto importanti:
il groove e la melodia.
Io non voglio avere un sound ripetitivo, ma molti chitarristi sembrano
dimenticarsi di questo aspetto. Mi capita spesso di ascoltare molti
demo (e sfortunatamente anche vari cds) con una drum machine programmata
in modo pessimo, senza delle progressioni di accordi. Molti chitarristi
usano la musica che suonano come piattaforma per mostrare una serie
di passaggi molto veloci senza fraseggi e con una cattiva tonalità.
Io credo che l’ascoltatore abbia bisogno di poter seguire una
qualche struttura armonica, che possa sentire un groove e che possa
ascoltare un po’ di melodia. Non devi aver bisogno di suonare
super veloce e senza pause per dimostrare che quanto puoi suonare
veloce.Un passaggio ben eseguito e collocato in modo perfetto nel
contesto, ha un effetto molto migliore rispetto alla pura velocità,
almeno secondo me.
E poi se volete ascoltarmi… ci sono molti chitarristi che riescono
a suonare veramente veloce, ma allora cosa c’è di speciale
o di impressionante in questo?
L’unico modo per fare un buon album è scrivere buone
canzoni.
Quanto peso dai alla tecnologia moderna quando sei in studio
a registrare?
Puoi scegliere se amarle o odiarle, perché possono essere sia
una benedizione che una maledizione. Personalmente credo che, come
per tutte le cose che utilizziamo, dipenda da quanto sei comunque
capace di fare. Io preferisco usare gli strumenti reali, veri, quelli
che sono vivi e che respirano. Così tutti i miei amplificatori
sono tubolari (tube amps) e vengono mixati. Non mi piacce per niente
tutta quella roba digitale, direct-recording crap. Uccidono l’energia
della musica.
Inoltre non faccio mai del taglia e incolla. Quando registro suono
e canto tante volte quante sono necessarie per ottenere il brano che
mi soddisfa.
Io credo che un brano o una melodia siano veramente buoni
quando suonano bene anche se suonati semplicementi in acustico…
Si, hai ragione, sono pienamente d’accordo con te.
Di solito gli artisti non sono mai totalmente soddisfatti
dei loro lavori, c’è qualcosa che vorresti cambiare nei
tuoi o vanno bene così come sono?
Beh, solitamente quando esce sulmercato un mio disco io sto già
pensando a cose nuove. Io cerco di guardare costantemente avanti,
mai indietro.
C’è un pericolo nel continuo progredire e nel non essere
mai soddisfatti ed è quello di rischiare di non riuscire a
finire una cosa, è importante imporsi di arrivare ad un certo
punto per concludere un progetto. Dopo averlo completato potrai andare
avanti. Conosco delle persone che stanno letteralmente lavorando al
loro album da più di quindici anni e che ancora non lo hanno
finito!
I tuoi ultimi album solisti sono usciti su etichetta Lion
Music, come ti trovi a lavorare con loro, sei soddisfatto della promozione
e della distribuzione?
Si sono soddisfatto, potrei non esserlo? Per il resto non saprei cosa
dirti, in effetti non ne so molto. So solo che, come etichetta, sembrano
avere una reputazione molto buona, per aver realizzato degli ottimi
album di chitarristi. Per quanto riguarda la pubblicazione dei miei
albums stanno facendo un buon lavoro e somo molto contento di come
stanno andando le cose. Forse dovresti fare l’intervista a loro
su questo punto (risate).
Come dicevi la Lion Music ha in catalogo molti buoni chitarristi,
quali sono quelli che ti piacciono di più e quelli che non
ti piacciono?
Mi spiace, ma davvero non so chi abbiano in catalogo. Ho sentito dire
che sono famosi per avere in catalogo molti ottimi chitarristi, ma
ce ne sono davvero molti in giro e ce ne sono anche molti orrendi,
ma io non sono davvero la persona che può dare dei giudizi.
Puoi credermi o meno, io non ascolto quasi mai gli altri chitarristi.
Mi rendo conto che questo può sembrarti strano, ma veramente
non mi occupo molto della musica incentrata sulla chitarra.
Secondo te oggi c’è ancora la possibilità
di trovare nuove strade per migliorare lo stile chitarristico?
Non lo so, ma non sono argomenti di cui mi preoccupo molto. Ma lasciami
dire che il modo in cui la chitarra elettrica è stata sviluppata
ed è stata suonata nelle ultime quattro decadi è molto
inflazionato. È passata dall’essere un simbolo di ribellione
ad uno strumento per apprendere l’armonia e la melodia con sedici
ore di pratica al giorno e ancora indietro ad un semplice pezzo di
legno buono solo per produrre canzoni da tre accordi. Tutto questo
nello spazio ristretto di soli quarant’anni. Confronta questo
con la storia ad esempio del pianoforte o del violino…
Se cerchi di disegnare la curva dell’evoluzione della chitarra
elettrica, verrebbe fuori qualcosa ceh ricorda l’andamento del
mercato della new economy… (risate)
Per me la chitarra è uno strumento per esprimere la mia musica,
le mie emozioni, etc. e credo che è quello che sente chi ascolta
le mie canzoni.
Qual è il tuo modello preferito di chitarra e perché?
La Peavey HP signature, perché una combinazione perfetta della
Stratocaster e della Les Paul. Questi artigiani hanno saputo infondere
negli strumenti la sapienza acquisita lavorando fianco a fianco con
i chitarristi. Ogni tanto sento la mancanza del tremolo. Sarebbe veramente
splendido se potessero fare due versioni, una con e una senza tremolo.
E se tu dovessi scegliere un vecchio modello di chitarra,
quale sarebbe la tua scelta?
Fender Telecaster. Ma amo anche la Stratocaster per certe particolarità
e nessuna può battere la potenza di una Les Paul.
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione come compositore?
La vita di ogni giorno.
Se tu dovessi fare una top ten dei dieci album più
importanti…
Beh, non ho nessun album in particolare. Preferisco piuttosto citare
dei gruppi. Ecco quali sono (senza un preciso ordine di priorità):
Beatles, Toto, King’s X, AC/DC, Pantera, Queen, i vecchi Van
Halen, i nuovi Mr. Big, qualsiasi cosa di J. S. Bach e Stevie Wonder.
Se ci fosse la possibilità, con chi ti piacerebbe suonare
e perché?
Pat Torpey alla batteria e Billy Sheehan al basso, la migliore sezione
ritmica di sempre! Oppure John Macaluso alla batteria e Randy Coven
o Fabrizio Grossi al basso.
So che hai un feeling speciale con l’Italia, cos’hai
trovato nel nostro paese?
Molte cose davvero. Le ragazze sono veramente splendide, il cibo è
fantastico, la gente è molto amichevole con un cuore molto
caldo. Molte cose buone vengono dall’Italia: la moda, le macchine,
grandi musicisti, etc… Pensa che sto pianificando di comprare
una casa presto e stò proprio pensando di venire ad abitare
in Italia!
Che tipo di persona è Polak Milan nella sua vita privata?
Ohi, questa è una domanda a cui è dura rispondere. Penso
che dovresti farla a qualcun altro, comunque provo a risponderti…
Sono una persona molto gentile e generosa. Cerco di aiutare e supportare
sempre chiunque e comunque. Credo di essere un tipo che ha i piedi
per terra. Ho un cuore grande e ci vuole parecchio per farmi arrabbiare,
ma se ci riesci è meglio che scappi in fretta!!!
Mi interesso a molte cose come l’economia, la politica, la psicologia
e la filosofia. Lavoro sei giorni a settimana e cerco di vivere nel
modo più sano possibile. Mi piace molto viaggiare e incontrare
persone sempre nuove di culture diverse. Inoltre riesco ognitanto
ad essere abbastanza sarcastico. Questo è quanto mi viene in
mente al momento.
L’Europa sta cambiando molto velocemente, così
come anche il mondo in generale, cosa pensi di questo periodo, sei
ottimista o hai paura del futuro?
Beh, ad essere onesto avrei delle opinioni da esprimere su ogni punto
di questa domanda, ma per risponderti non basta lo spazio di un’intervista.
Voglio però dire almeno che, essendo stato un musicista per
tutta la mia vita, non ho veramente molta paura del futuro, perché
la vita di un musicista è sempre molto insicura e nonostante
questo sono ancora qui vivo e vegeto (risate).
Mi puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Al momento sto lavorando al mio prossimo disco che avrà anche
delle parti vocali e dovrebbe uscire il prossimo anno. La prossima
settimana volerò a New York per registrare con alcuni dei più
grandi artisti della scena. La musica sarà ancora un rock basato
sulla chitarra, a volte un po’ più bluesy, altre volte
più heavy. Questa per me è una nuova sfida e sono molto
eccitato nell’attesa di vedere come sarà il risultato
finale.
Qual è la tua sfida più grande per il futuro?
Restare vivo.
GB
Recensioni: Dreamscapes;
Guitar Odyssey;
Straight
www.milanpolak.com
www.myspace.com/milanpolak
(per un assaggio)
www.milanpolakfansite.com
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