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            con il precedente “Das Hohelieds Salomons” nel 1975 i 
            Popol Vuh erano un trio (Fricke, Fichelscher e Yun), con il successivo 
            “Letzte Tage- Letzte Nachte” del 1976 rimangono un duo 
            per le defezione di Yun. La SPV prosegue le ristampe di questi piccoli 
            gioielli progressivi, fotografando il gruppo tedesco nel massimo dello 
            splendore. I suoni di matrice spirituale con riferimenti all’India 
            qui sembrano allontanarsi e Fricke e Fichelscher si avvicinano molto 
            di più al Rock, specialmente a quello degli Amon Duul II.
 Il duettare fra la chitarra e le tastiere ci conduce in paesaggi bucolici, 
            come quelli rappresentati nella copertina. “Der Grosse Krieger” 
            ci propone i Popol Vuh nella loro nuova veste, ma è con “Oh 
            Wie Nah Ist Der Weg Hinab” che ascoltiamo materiale più 
            interessante, un Rock quasi lisergico con influenze Pink Floyd periodo 
            “A Saucerful Of Secrets”. Ci sentiamo trasportati dalla 
            chitarra e dal suo interminabile lamento anche nella successiva “Oh 
            Wie Weit Ist Der Weg Hinauf”, davvero uno sballo sonoro psichedelico. 
            Se vogliamo ascoltare, fra virgolette, suoni più folcloristici 
            dobbiamo giungere a “In Deine Hande”, canzone più 
            leggera pur conservando fra le note la matrice Popol Vuh. Fricke nella 
            sua immensa carriera ha scritto pagine importanti e questo “Letzte 
            Tage - Letzte Nachte” è senza dubbio un tassello importante 
            del cammino. “Kyrie” è come un tatuaggio sulla 
            pelle per i Popol Vuh, il lirismo è l’esatta rappresentazione 
            della filosofia sonora del duo, che si stampa perfettamente fra le 
            note. Finale più Rock con “Dort Ist Der Weg” e 
            “Letzte Tage-Letzte Nachte” . Musica intensa, incantevole, 
            ipnotica, un piccolo passaggio in un volo pindarico emozionante ed 
            allo stesso tempo rilassante.
 
 La SPV ci allega tre bonus tracks, le quali non fanno altro che arricchire 
            di per se un disco che, da solo, gia vale l’acquisto. Qualcuno 
            mi spieghi nel dettaglio cosa avevano questi anni ’70 di così 
            magico, perché ora non c’è più tutta questa 
            ispirazione? MS
 
 Altre recensioni: Das 
            Hohelied Salomos
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