Nuovo capitolo per i Pride Of Lions di Jim Peterik, chitarrista e
cantante Rock pluri-premiato nel corso della sua lunga carriera risalente
addirittura agli anni ’70. Tanto per citare uno dei suoi successi
più altisonanti, basta nominare i Survivor ed “Eye Of
The Tiger” del film Rocky 3, chi non se lo ricorda? Ma collaborazioni
nel mondo musicale, con artisti come Sammy Hagar, Lynyrd Skynrd, Van
Zant, Aerosmith, John Wetton, Cheap Trick, Uriah Heep e molti altri
sono stati il biglietto da visita per il riconoscimento di cotanto
talento.
Classe da vendere ed uno spiccato senso della melodia in fase compositiva
fanno di Peterik un grande del mondo Melodic Rock. I Pride Of Lions
sono il suo ultimo parto ed in esso si avvale della collaborazione
di Toby Hitchcock alla voce, Clem Hayes al basso, Mike Equino alla
chitarra, C. Collen alle tastiere e Ed Breckenfeld e M. Jones alla
batteria.
Recentemente con l’uscita dell’EP “Black Ribbons
(Voices Of The World)” abbiamo avuto un ricco e gustoso antipasto
di quello che avremmo dovuto attenderci, un gran disco di Melodico
Hard Rock, e così è stato. Questo nuovo “The Destiny
Stone” è un lavoro che straborda esperienza da ogni nota,
rari sono i frangenti di stallo, l’ascolto scorre fluidamente
e questo grazie all’alternarsi di pezzi Hard a gustose ballate
di romantica memoria.
In alcuni passaggi vengono alla mente gli Styx ma come non si può
rimanere estasiati davanti alla voce di Toby in brani come “The
Grift Of Song” (tributo a John Miles)? Delizia per le orecchie.
Certe armonie rimangono facilmente impresse nel cuore, questa è
la grandezza di Peterik, la facilità con cui compone certi
gioielli è unica e lo eleggono fra i grandi del Rock. “The
Courage To Love Somebody” è il brano apripista, cadenzato
ed orecchiabile, ci porta immediatamente a canticchiare il ritornello.
Semplice e diretto è il migliore esempio di tutto quello che
fino ad ora ho detto. “Parallel Lines” è un altro
momento Hard Rock come il precedente, ispirato e massiccio. Ma è
la successiva “Back To Camelot” con il suo bel piano introduttivo
a far venire i brividi sulla pelle. Struggente e immensamente ariosa
ha quel non so che di gia sentito, ma non si ha voglia di sindacare,
solamente di subire.
Si ritorna al Rock più duro con “Born To Belive In You”,
anche in questo caso si ha l’impressione di deja vu, ma questo
è il genere e chi ama queste sonorità ha di che godere.
L’ispirazione sale con “What Kind Of Fool” , romantica
ma non melensa, quel tanto da renderla particolarmente intrigante,
essa ha la capacità di scavare dentro i nostri pensieri più
reconditi. A questo punto ecco arrivare il riferimento agli Styx che
facevo in precedenza:”Man Behind The Mask”. Si torna a
sognare con “Light From A Distant Shore”, altro lento
di quelli come solo Peterik sa scrivere.
In “Letter To The Future” andiamo a parare quei territori
non troppo ispirati, qui la sensazione di deja vu è troppo
marcata, così in “The Destiny Stone” e “Second
Hand Life” belle ma fin troppo orecchiabili…..
Le sorti subiscono una brusca impennata con le conclusive “Falling
Back To Then” e “The Gift Of Song”, fraseggi toccanti,
voce meravigliosa e buone idee.
Per completare il quadro “The Destiny Stone” dobbiamo
sottolineare anche la freschezza della produzione e la bella copertina
che non può fare altro che aumentare il valore artistico di
questo disco che consiglio ovviamente a tutti gli usufruitori di questo
genere.
Da parte mia, invece, saluto e vado a rischiacciare “Play”!
SM
Altre recensioni: Live in Belgium;
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