Il mondo del Rock è davvero grande, intersecato da numerose
strade, che portano ognuna in un magnifico posto. In realtà
i panorami che si aprono avanti a noi durante gli ascolti, sono sempre
di natura soggettiva, molto personali. Non è sempre bello per
tutti, ciò che piace ad ognuno di noi e questo è ovviamente
questione di gusti. Ma su una cosa non si discute: l’arte di
saper suonare e di comunicare con professionalità le proprie
emozioni, questo è un fattore comune per tutti. Sembrerebbero
parole difficili, che vanno a scavare chissà in quale concetto
ed invece vogliono solo sottolineare che, la musica quando è
ben fatta è solo Arte, qualunque essa sia. Certamente siamo
abituati a passare per capolavori la maggior parte dei dischi stranieri,
difficilmente mettiamo questo epiteto ad un disco italiano. Siamo
da sempre un popolo di esterofili, specialmente se parliamo di America
od Inghilterra.
Ma cosa deve fare una band italiana per passare almeno per un attimo
sotto l’attenzione del pubblico? Avere agganci giusti direte
voi, allora così ci perdiamo il buon 90% delle band interessanti.
Questo preambolo non vuole essere una polemica e tantomeno “Aut
Aut” un capolavoro, è solo l’amara considerazione
di una situazione artistica che, giorno dopo giorno, sembra radicarsi
sull’ inutile e lo scontato: il nulla. Ecco perché voglio
sottolineare questo lavoro, perché di Rock commerciale, quello
fatto di buone melodie ed ammiccamenti, ne è pieno il mondo
e quando c’è una voce che per un attimo fuoriesce dal
coro, mostrando idee, beh, lasciatemelo raccontare.
Non siamo al cospetto di un disco Progressivo nel puro termine della
parola, ma come tendenza ne ha a che fare. Siamo nel Rock, ma fra
le canzoni si aggirano buoni assolo di chitarra che ricordano i Pink
Floyd, del Jazz alla Matt Bianco, folclore e tanti anni ’70.
La band mostra una grande cultura in merito. Ma andiamo con ordine,
i Psicosuono si formano a Paterno Dugnano (Milano) nel 2004 e questo
“Aut Aut” è il loro debutto discografico. La band
è composta da Stefano De Marchi (Chitarre), Elisabetta Giglioli
(Voce e percussioni), Antonello Colamonaco (basso) e da Emanuele Luisi
(Batteria). Le tastiere che si sentono sono dello special guest Johnny
Pozzi. La qualità sonora è più che discreta e
l’artwork che accompagna il supporto sonoro è ben realizzato,
con tanto di testi e di foto.
Il disco si apre con “Sonno Della Notte”, esempio concreto
della cultura musicale della band a cui mi riferivo in precedenza,
un intro Pinkfloydiano, lascia spazio ad un Rock apparentemente moderno,
ma che si appoggia sulle tastiere in stile anni ’70. Un mix
preciso e gradevole. “Mistica” gioca con la bella voce
di Elisabetta e la ogni-presente chitarra di Stefano, da il meglio
di se durante gli assolo, non solo nella ritmica tendente al Funky.
Ma secondo il mio gusto personale, è “Iride” uno
dei pezzi più belli di questo album, un brano cha gioca sull’altalena
delle sensazioni. Il merito risiede nel piccolo e semplice supporto
delle tastiere, autrici di un giro breve di note che centrano il bersaglio,
un poco come facevano Le Orme negli anni ’70. Di questo brano
potete goderne anche il video (http://www.youtube.com/watch?v=Kd0bU33__Ts
)
“Omega” è un altro palcoscenico per Elisabetta
e proprio qui mi riferivo in precedenza ai Matt Bianco. “Il
Tuo Destino” è invece un'altra canzone che vive il suo
migliore momento nel crescendo sonoro, comunque sempre orecchiabile
e di facile memorizzazione. Segue “Aut Aut”, e qui c’è
di che dire, fra folclore e jazz, un mix esplosivo di suoni che si
vanno a scontrare con un improvviso assolo di batteria che, a sua
volta, ci lascia in balia di un autentico volo pindarico nell’enfasi
del Progressive Rock. “Calpesta E Scivola!” è una
semiballata ordinaria, pur sempre gradevole, mentre “L’Occhio
Dell’Uragano” alza il tiro e rende il suono più
psichedelico, fumoso ed intimistico, impreziosito da un assolo di
chitarra assolutamente da non perdere. Il disco si conclude con “Vedere
In Lui” e qui c’è la migliore L’Aura , una
cantante italiana poco valutata ma davvero brava.
Dunque questo “Aut Aut” è un viaggio sonoro che
consiglio a tutti, non solo a chi ama il Rock od il cantautoriale,
qui c’è molta cultura sonora e sono sicuro che ognuno
di voi, riuscirà ad estrapolare da esso un frammento di piacere.
MS
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