Torniamo a parlare dei siderali Quarkspace con uno dei loro lavori più curati e meglio riusciti della loro lunga discografia. Fin dalla grafica si intuisce che il lavoro è particolare, ma con in mano il cd si scopre che all’interno c’è anche un simpatico fumetto disegnato da Matt Howarth, che ha uno stile molto vicino a quello del nostro bravissimo Magnus. Il fumetto in questione illustra un’avventura surreale ambientata in uno spazio popolato da strane forme di vita, dove c’è un tecnico che si occupa della cura di alcune di queste. Il connubio con la musica visionaria del gruppo di Paul Williams (batteria, tastiere e sintetizzatori), Chet Santia (basso, chitarra e percussioni), Jay Swanson (tastiere e sintetizzatori) e Stan Lyon (chitarra) è sicuramente apprezzabile.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un album di puro space rock di ottima fattura, i synth e le tastiere fanno la parte del leone e creano ambientazioni oniriche suggestive e convincenti per quasi settanta minuti di divagazioni e improvvisazioni molto freak e settantiane. Suoni ipnotici e ripetuti si alternano a cavalcate in piena libertà espressiva, citazioni ripetute dalla kosmische musik tedesca e tanta voglia di suonare fregandosene di mode e convenzioni. In fondo i Quarkspace rappresentano il riscatto di un certo modo di fare musica che sembrava del tutto scomparso in quest’epoca dove tutto sembra dover essere “fast”.

Ascoltare questo cd è come partire per un viaggio, musica fatta per essere goduta con ascolto in cuffia, in una specie di isolamento, un po’ come quello che devono provare gli astronauti quando vanno nello spazio. Temo che oggi siano poche le persone che abbiano la voglia e la pazienza di avventurarsi nell’ascolto di un disco come questo, ma tutti gli altri non sanno cosa si perdono. GB

Altre recensioni: Drop; Spacefolds 7; Spacefolds 8

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