QUEENSRYCHE
di
Massimo Salari
La Storia dell'Heavy
Metal non può fare a meno di menzionare fra i suoi capisaldi
i Queensryche.
Cinque ragazzi di Seattle, che rispondono al nome di Geoff Tate (voce),
Eddie Jackson (basso), Chris De Garmo (chitarra), Michael Witton (chitarra)
e Scott Rockenfield (batteria), danno vita a questo ambizioso progetto
che andrà a sfidare le dure leggi dell'Heavy Metal. Amanti
della sperimentazione, hanno saputo evolversi anno dopo anno sfidando
la pazienza stessa dei propri fans. Sempre attenti ai problemi sociali
e politici i nostri si avvicinano ad un certo Metal che non esiteremo
definire celebrale. “Operation: Mindcrime” rispecchia
in pieno questo concetto con forti riferimenti alla società
moderna e posizioni polemiche nei confronti di chi gestisce il potere,
CIA, media e quant'altro.
Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dagli esordi datati 1983,
con un look improbabile i Queensryche esordiscono producendo il mini-lp
“Queensryche” uscito su etichetta EMI, esso deve molto
al suono dei maestri Iron Maiden che, mai come in questo periodo,
spopolano fra i fans del genere. Questo piccolo capolavoro contiene
perle quali “Queen Of The Reich”, loro cavallo di battaglia
e brano di punta per lungo tempo e la dolce “The Lady Wore Black”.
Da questo mini LP si estraggono due video, “Queen Of The Reich”
e “Prophecy”. Il brano è molto bello, Heavy Metal
al 100% con i sostenuti acuti di Geoff in evidenza, ma il video con
il look pacchiano del gruppo ancora oggi lascia molto a desiderare,
si denota molta inesperienza. “Queen Of The Reich” gira
in diverse compilation come ad esempio in “Metal Power”
(EMI-1985) e persino nella video compilation “Kerrang”.
Questo mini LP li promuove a "Band dell'anno" e il successivo
Lp “The Warning” (EMI), disco dal grande contenuto compositivo,
li conferma. La produzione è buona, sopra i livelli medi del
periodo, e canzoni come “Take Hold Of The Flame” fanno
scorrere più di un brivido sulla pelle. Merito sia dell’immensa
ugola del cantante ma pure del songwriting decisamente superlativo.
Giusto dosaggio fra melodie intrise di arpeggi chitarristici e pezzi
Metal tecnicamente perfetti. Incominciano nello stesso periodo le
tournée importanti come in Giappone nel quale i nostri girano
il video “Live In Tokyo” (1985), edito dalla EMI.
Nel 1986 avviene la prima svolta stilistica, è l'anno di “Rage
For Order” (EMI). Coraggiosamente i Queensryche mettono a dura
prova l'amore dei fans nei propri confronti avvicinandosi ad un sound
molto più ricercato, in molti brani anche elettronico . In
questo disco quindi apprezziamo con piacere il mutamento stilistico
con sprazzi di campionature e tanto di tastiere. Anche il look si
modifica , lasciando i soliti indumenti in pelle per qualcosa di più
stravagante ed una ricerca di acconciatura molto più intrigante.
Siamo al limite del Glamour. I testi parlano di un futuro prossimo
con tonalità pessimistiche. Malgrado il cambiamento, lo stile
Queensryche resta comunque riconoscibile, basta ascoltare “Walk
In The Shadows” e la dolcissima “I Will Remember”,
una canzone ruffiana, ma non abbastanza da permettere ai nostri di
andare in qualche classifica importante come accade ad esempio agli
Scorpions.
La parte più sperimentale è rappresentata dai brani
“Gonna Get Close To You” e “Neue Regel”. La
critica di allora accoglie questo disco più che positivamente,
ma le vendite non sono immediatamente buone, sarà con il tempo
che “Rage For Order” conquisterà il successo che
giustamente si merita. Nessun disco metal, nemmeno di oggi, gode della
sua freschezza tanto da renderlo attuale all’ascolto ancora
per parecchio tempo a venire.
Una nuova sterzata stilistica arriva immediatamente l'anno successivo,
nel 1988 con il "The Wall" dell'Heavy Metal ossia il gia
citato “Operation: Mindcrime” (EMI). Certamente questo
sarà il disco più importante della loro carriera , quello
della consacrazione definitiva. Il look ritorna in pelle ed i Queensryche
mettono in chiaro il fatto che loro non prendono consigli da nessuno
, né dai fans, tantomeno dalle case discografiche, fanno ciò
che sentono al momento, contro ogni moda e basta. Di questo lavoro
uscirà pure una versione live con tanto di VHS e cofanetto
con foto, il tutto sotto il nome di “Operation: Livecrime”.
I testi si schierano contro tutto ciò che è regime e
controllo mentale (droghe, media,alcool ed altro) sono forti e mirati.
Immediatamente canzoni come “Revolution Calling”, “Operation:
Mindcrime” ed “Eyes Of A Stranger” diventano dei
veri e propri inni. Ma questo concept in se nasconde un vero e proprio
gioiello dal titolo “Suite Sister Mary”, struggente canzone
cantata in coppia con la brava Pamela Moore. Nella versione live in
VHS possiamo godere pure delle interpretazioni al limite del recitato
del bravo Geoff ma soprattutto delle immagini di sfondo che impreziosiscono
tutto il concerto. Questo resterà il punto massimo, mai più
raggiunto, della creatività dei cinque ragazzi di Seattle.
Difficile bissare l'ispirazione che riempie “Operation Mindcrime”
ma la cosa riesce parzialmente con l'ottimo successivo”Empire”
(EMI - 1990). Il suono si addolcisce ed i brani diventano più
commerciali, malgrado tutto il doppio lp straborda di gemme emotive
come le dolcissime “Silent Lucidity” e “Anybody
Listening? “. Il tutto gode di una ottima produzione che eleva
alla massima potenza l'energia trasmessa dai nostri. Bella pure '”Best
I Can”. Le date dal vivo confermano la buona riuscita di “Empire”
con un ottimo riscontro di pubblico, ma la verità è
che i nostri sono costretti a suonare sempre dei pezzi da “Operation:
Mindcrime”, il che la dice lunga.
Dopo una meritato periodo di riposo è la volta di “Promised
Land” (Emi), che esce nel 1994. Questo, secondo il sottoscritto,
rappresenta purtroppo il capolinea del gruppo. Le atmosfere si intristiscono,
brani più lenti e la meravigliosa “Someone Else?”
(piano e voce) conclude non solo il CD, ma pure la loro fervida ispirazione
futura. I difficili rapporti del chitarrista Chris DeGarmo con il
padre si ripercuotono nel bel brano “Bridge”. Il disco
è godibile in tutta la sua totalità, “Damaged”,
“Out Of Mind”, “Lady Jane” e “One More
Time” lo dimostrano. In alcuni tratti si cerca di ripercorrere
quei sentieri futuristici e sperimentali di “Rage For Order”,
come nei pezzi “I Am I” e “Dis Con Nec Ted”
e, devo ammettere, pure con buoni risultati. La copertina è
molto simpatica, si apre e diventa un grande poster rappresentante
un gigantesco Totem di legno che si staglia in uno squallido acquitrino,
dallo sfondo apocalittico, con a monte il logo del gruppo. Al suo
interno invece, oltre che ad un volto calvo di un uomo con un chiodo
infilzato in fronte, troviamo i testi di tutti i brani. E’ evidente
che la frivolezza non è di casa Queensryche.
E’ il 1997 e sotto la supervisione del produttore Peter Collins
esce “Hear In The Now Frontier”. Disco che lascia allibiti
tutti, dalla critica ai fans. C’è poi da dire che questi
ultimi sono i più disposti alle nuove soluzioni, visto l’evolversi
sonoro dei nostri, ma quando è troppo…. Influenze Grunge
possiedono i Queensryche.
Il discorso cambia invece per chi li ascolta per la prima volta, il
prodotto è ben curato ed i brani sono accattivanti, ma dove
sono finiti i meravigliosi acuti di Tate? Per il vecchio ascoltatore
è una vera e propria tortura. Ma che tristezza, loro che hanno
fatto da musa ai futuri gruppi Metal e non, si sono fatti influenzare
a loro volta da un genere che in fin dei conti non ha nulla di nuovo
da elargire. Le composizioni sono firmate soprattutto dal chitarrista
DeGarmo, il quale dopo questa ultima esperienza decide di lasciare
il gruppo per dare spazio a Kally Gray. Il motivo dello split è
dovuto, secondo lui, dall’evolversi del nuovo solo-project e
dalla volontà di restare più vicino alla famiglia. Ritorna
poi nei ranghi nel 2003 per l’uscita di “Tribe”.
Questa volta serve un vero e proprio periodo di riflessione, nel frattempo
esce il “Greatest Hits” (EMI 1999), con i brani veramente
più belli della loro lunga carriera, assolutamente da avere!
Dopo la meditazione giungono alla conclusione che il loro tracciato
stilistico non è mai stato influenzato da nessuno che sia esterno
al gruppo (dicono loro) e così è la volta del successivo
“Q2k” (EMI 1999). A nulla sembra servita la dipartita
di DeGarmo, malgrado questo disco sia stato prodotto benissimo e sia
colmo di buona musica, viene sempre più influenzato dal ciclone
Grunge, che sembra assoggettare tutta Seattle. Con rammarico notiamo
che la voce meravigliosa di Tate è letteralmente affievolita!
Oggi, nel 2005, si vocifera di una realizzazione clamorosa, i nostri
artisti stanno lavorando al concept “Operation: Mindcrime pt.2”,
ma non sò se gioire o preoccuparmi.
Prima di concludere questo breve viaggio nella discografia della Regina
di Ryche vorrei comunque precisare che i loro dischi sono generalmente
tutti belli, se li critichiamo la colpa è soltanto nostra,
ci hanno abituato troppo bene e siamo diventati esigenti, ci aspettiamo
sempre una nuova trovata, ma si sa, le note sono sette e la capacità
di inventare non è cosa da tutti i giorni, specialmente oggi,
dove si è già provato veramente di tutto!
Da parte nostra comunque c’è il piacere sincero di riscoprire
queste piccole opere, che hanno saputo mutare lo stile dell’Heavy
Metal e godiamo a pieno della loro eterna freschezza.
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