Dietro al nome R-Evolution Band c’è Vittorio Sabelli,
fiatista ed arrangiatore e con lui Marcello Malatesta (tastiere),
Gabriele Tardiolo “Svedonio” (chitarra, Bouzuki), Graziano
Brufani (basso e contrabbasso) ed Oreste Sbarra (batteria). Dopo due
album Jazz, la R-Evolution Band opta per un idea quantomeno bizzarra,
la rivisitazione del capolavoro “The Wall” dei Pink Floyd.
Coraggiosi o scellerati? A chi viene in mente di andare a confrontarsi
con tale capolavoro? Sappiamo bene che i Pink Floyd sono una band
di culto e come tale ha molti fans che l’adora e la protegge
da eventuali attacchi esterni, siano loro di critica che di plagio.
“The Dark Side Of The Wall” per molti di loro andrebbe
criticato in maniera negativa, magari scambiandolo anche per una manovra
prettamente commerciale……sbagliato, perché il contesto
non è proprio questo.
E’ come guardare un nuovo film, nuovi suoni che si riallacciano
ai temi classici del disco, un vetro rotto del quale i pezzi si vanno
a confondere con quelli di altri vetri rotti. Nel risultato finale
ci sono coraggiosi passaggi ed interessanti interventi bizzarri, come
nella scelta di unire il sax con il cantato in growling. Ma la cosa
più strana è che più il disco va avanti e più
ci si concentra sull’ascolto, sintomo che il progetto è
quantomeno interessante. Si ha la voglia di sentirsi stupiti, ma con
la tranquillizzazione di melodie note e care, un approccio questo
che potrebbe interessare a chi si vuole avvicinare al Prog senza il
timore di ascoltare astruse ed incomprensibili cavalcate sonore.
Il termine “scorrevole” è limitato, il disco vola
via fra Psichedelia, Rock, Jazz, Fusion, Prog, Avant Jazz….davvero
un lampo, a testimonianza di un arrangiamento valido e spettacolare.
Viene spesso da chiedersi, “ma è The Wall?”, perché
ci si dimentica di lui.
“The Wall” è la realtà, “The Dark
Side Of The Wall” è la cronaca del sogno di “The
Wall”, fra sensazioni, voli a bassa quota ed immersioni in posti
apparentemente incongruenti. Non esistono altri termini per questa
sorta di genialata che spero non venga a mancare nella vostra discografia,
magari proprio nello scaffale dei Pink Floyd, fra mattoni, vacche,
prismi ed orecchi immersi.
Statene certi che non sfigura. MS
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