Vi
è mai capitato di comprare un disco senza sapere niente del
disco stesso, del gruppo, dei singoli musicisti e di tutto quanto
ci sta dietro? A me è successo varie volte e devo dire che
non sono mai incappato in fregature, ma in questo caso è stato
amore al primo ascolto. I Ram sono un gruppo americano dimenticato
degli anni ’70, del resto la loro vita è stata molto
breve, con questa unica testimonianza su vinile. Nonostante questo
mi fa una certa impressione la consapevolezza di non aver mai trovato
il nome di questo gruppo in giro e anche in internet è difficile
trovare molte notizie su questa oscura formazione. Comunque sul mercato
si possono trovare varie ristampe più o meno legali su cd.
Il frattale in copertina rimanda subito a tematiche spaziali e psichedeliche,
ma questo è solo uno degli elementi che compongono il sound
di questo sorprendente capolavoro dimenticato. Il brano di apertura
è un’heavy track profondamente settantiana, un mix di
riffing Hendrixiano su base blues, che poi assume dei connotati jazzati,
la dose tecnica è elevata e ci vogliono più ascolti
per cogliere tutti gli aspetti che sfuggono al primo assaggio, ad
un certo punto entrano anche degli inserti di sax e di flauto incredibili,
pensate ad un mix di Black Widow e di Hendrix appunto, terrificanti.
“Stoned Silence” mi piace già dal titolo, si parte
con una specie di intro sepolcrale, poi irrompe una sezione ritmica
selvaggia, psichedelia acida e ancora grande tecnica all’unisono,
ma il brano cambia ancora e torna la calma prima di una nuova tempesta
sonika. “Odissey” è una breve traccia poetica dominata
dal flauto. A questa parentesi delicata si contrappone la ruvidità
di “The Mothers Day Song”, song originalissima, un mix
di VDGG, King Crimson, psichedelia tribale, su cui domina un’attitudine
decisamente freak e hippie molto teatrale, che brano! Il lato B è
dominato dalla lunga suite “Aza” che è divisa in
quattro atti, abbondante space rock, psichedelia, progressive visionario
e avventuroso con qualcosa anche dei Magma, insomma la vera piece
de resistance del disco, il brano che mi fa spendere l’affermazione
che “Where? In Conclusion” è un capolavoro dimenticato
del passato che merita di essere riscoperto ed amato, perché
è davvero un gran disco.
Peccato che i Ram non abbiano avuto la forza di continuare, forse
sono nati dalla parte “sbagliata” dell’Oceano, forse
non andavano d’accordo, forse è colpa della Polydor che
non ha creduto in loro, purtroppo anche dei cinque musicisti del gruppo,
per quanto ne so, si sono perse le traccie, ma questa loro testimonianza
resta come uno dei dischi più belli e intriganti che mi sia
capitato di ascoltare. GB
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