Con
l’avvento di internet, la musica ha accresciuto notevolmente
l’interesse attorno a se. Non solo c’è la possibilità
di ascoltare canzoni di altre nazioni altrimenti ignorate per sempre
a causa di una assente distribuzione, ma anche di trovare delle perle
rare perse nei meandri dei tempi. E quando si parla di rarità
è inevitabile associare il tutto al Progressive Rock. Centinaia
e centinaia di band hanno tempestato l’universo sonoro italiano
negli anni ’70, spesso gruppi da una botta e via. Ma il rapporto
qualità e rarità è scarso, in larga maggioranza
si trattano di dischi davvero brutti e mal prodotti, tuttavia può
capitare di imbattersi anche in lavori dignitosi.
Con i bergamaschi I Raminghi ci andiamo a collocare nel mezzo. La
storia del quartetto è alquanto curiosa, perché nel
1960 si chiamavano Herr Mussita E I Nomadi, per poi tagliare in Nomadi
nel 1964. Ovviamente ci fu il conflitto con la band di Carletti e
Daolio, per cui optarono per I Raminghi che comunque significa in
ogni caso vagabondi, nomadi appunto.
La musica rispetto alla band più blasonata è totalmente
differente, infatti ne “Il Lungo Cammino Dei Raminghi”
ci troviamo a fronte di un Pop Psichedelico più sperimentale,
meno diretto, un grezzo tentativo di staccarsi dal prototipo Beat
tanto di moda negli anni ’60-’70 qui in Italia. L’LP
è suddiviso in otto brani ed il primo si intitola “Donna
Hai Ragione Tu”. L’intro strumentale richiama in maniera
palese le scorribande Pinkfloydiane, quasi da far gridare al plagio,
ma tutto cambia presto verso uno stile vicino ai Moody Blues e Procol
Harum.
La voce del bassista Franco Mussita è ottima interprete, ma
fregiata di quella cadenza riconducibile al Beat. Nove minuti francamente
sono tanti per un giro armonico pressoché similare, però
non sono da scartare alcuni passaggi strumentali quantomeno più
coraggiosi.
Buona la chitarra di Angelo Serighelli, pur senza strafare. Angelo
Sartori alle tastiere accompagna e si lancia in buoni solo, mentre
la batteria di Romeo Cattaneo è suonata degnamente, come genere
richiede. I quasi tre minuti de “La Nostra Verità”
dipingono I Raminghi come una band più Hard Prog e narratrice
di testi sociali alquanto impegnati, a dimostrazione che negli anni
’70 il sociale era comunque al centro dell’attenzione.
“Cose Superate” gira più nel Beat, in effetti questo
raro disco non dovrebbe essere preso come un esempio di proto Prog,
anche perché in Italia nel 1971 le band che suonavano Prog
puro erano davvero poche, a parte i soliti nomi PFM, Banco Del Mutuo
Soccorso, Le Orme etc.etc. “Partire” ha un giro di tastiere
iniziali che richiamano per un istante gli Area più popolari,
ma è appunto un istante, subito si ritorna alla formula canzone
e francamente anche molto anonima. “Every Day Jesus” è
più grintosa, quasi in stile Santana, gradevole ma nulla più,
mentre “Non Moriremo Mai” ritorna alla scuola Procol Harum.
Rifanno capolino gli Area in “Buio Mondo Nero E Giallo”,
comunque solo nel refrain iniziale, per il resto del buon Hard Prog.
Chiude la più acustica “Guarda Tuo Padre”, un mix
fra Giganti ed Equipe 84, una canzone semplice.
Questo è dunque un disco raro e si capisce il perché,
anche il fatto che non ne hanno fatto nessun altro. Comunque buoni
musicisti che nel bene e nel male hanno proseguito la loro carriera
musicale anche successivamente in altri lidi. Un disco solo consigliato
ai più curiosi di voi. MS |