Rock Impressions

Ranj - Viaggio Notturno RANJ - Viaggio Notturno
Molto Pop
Distribuzione italiana: si
Genere: World Metal
Support: CD - 2014


Da quando i Beatles e lo star system dell’epoca hanno flirtato con l’India, ci sono stati diversi tentativi di scoperta e riscoperta delle tradizioni di quel paese così affascinante. L’esotismo ha colpito l’immaginario occidentale in tutti i campi, da quello religioso, per cui diversi si sono convertiti al buddismo, a quello filosofico, si sono diffuse pratiche orientali come lo yoga e nuove tecniche di meditazione, ovviamente anche l’arte ne è stata affascinata e in musica non sono mancati gli artisti che hanno sperimentato con sonorità tipiche di quelle zone. Dai Led Zeppelin di Kashmir a John McLaughlin con Mahavishnu Orchestra prima e Shakti poi, il nostro Aldo Tagliapietra delle Orme si è spesso cimentato al sitar, e possiamo arrivare fino a formazioni meno note come i francesi Rajna e Am’Ganesha’n. Giusto per fare qualche nome, ma ce ne sarebbero molti di più. I Ranj provengono da Verona e si inseriscono in questa tradizione, che ha cercato di unire il rock a sonorità lontane. Sono un quartetto capitanato dalla cantate lituana Simona Chalikovaite, gli altri sono il chitarrista Andrea Ferigo, la bassista Vanessa Portioli e il batterista Andrea Sbrogiò.

Viaggio Notturno è un disco molto ricco e ambizioso, testi e musiche si ispirano in particolare alle tradizioni indiane, con continue citazioni e riferimenti, tanto che una guida è molto utile per chi non avesse dimestichezza con gli argomenti trattati. “Il Tempo Si è Fermato” cita Shakespeare nel testo, mentre le musiche sono chiaramente influenzate da sonorità e ritmi orientali, il cantato non è proprio fluido e anche se suggestivo, mostra i limiti che spesso incontra l’italiano con ritmi rock, mentre molto interessante è la parte strumentale. “Viaggio Notturno” sembra un po’ un mantra, il ritornello è ripetuto in modo piuttosto ossessivo e non risulta efficace, particolare l’innesto di partiture metal su queste ritmiche. “La Luna Mi Guarda” ha un incedere hard rock molto deciso, poi entra un cantato onirico che contrasta con i suoni, c’è spesso questo mix che crea un contrasto non sempre fruibile, sicuramente originale, ma che richiede ancora parecchio lavoro per amalgamarsi bene. Ci sono momenti di grande suggestione, ma brano dopo brano è proprio il mix di musiche e cantato che fatica a convincere.

I Ranj con questo disco hanno dimostrato grande personalità, ma anche ampi spazi di miglioramento, di sicuro la loro proposta non è per tutti, però è sempre interessante ascoltare chi propone delle contaminazioni insolite e inaspettate. GB

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