Formatisi in quel di Birmingham nel 2006, i Redline hanno attraversato
le inevitabili fasi di assestamento con vari cambi di line-up e diversi
demo registrati, sino a trovare un loro equilibrio con Kez Taylor
(vc), A.D. (ch), Mark Biddiscombe (bt), Redvers (bs) e Steve Petty
(ch), quintetto messo sotto contratto dalla Escape Music e da questa
spedita per le registrazioni di "Vice" ai Mad Hat Studios
(utilizzati anche da Magnum, Diamond Head e Marshall Law) e per alcuni
ritocchi ai The Old Smithy Studios che ospitarono i Trapeze ed i Judas
Priest per loro ultimi due albums.
Fortunatamente un simile spiegamento di energia trova contropartita
nella proposta musicale dei rockers albionici, un potente e genuino
heavy metal anglosassone che ha nella potente ugola di Kez Taylor
un degno erede di tal Ronnie James Dio, confronto che deriva più
dalla impostazione della voce che da un vero e proprio scimmiottamento
del piccolo immenso cantante.
Si possono ascoltare elementi di Black Sabbath (anni ottanta), Dio,
Iron Maiden, Saxon e Judas Priest elaborati dalla entusiasta vena
compositiva ed espressiva della band che risparmia energie e le spara
senza tregua in ciascuna delle dieci canzoni senza neanche un momento
di cedimento.
A differenza di altre produzioni del momento (e del passato più
o meno recente) non si può parlare di 'just another band and
album' e lo potrete apprezzare sin dalla vigorosa opener "Battle
Cry", spietata come sanno essere i migliori Judas Priest, e da
"King Of The Mountain", brano utilizzato sin dal 2009 quale
colonna sonora ufficiale della più antica e pericolosa gara
motociclistica TT (Tourist Trophy) dell'Isola del Man.
La più cadenzata "Black Sky" offre a Kez la chance
di sfoderare una timbrica alla Dio su un potente riff che mixa la
potenza dei Black Sabbath con intrecci cromati di chitarra alla Dokken
(il risultato è ottimo, credetemi), quindi via a briglia sciolta
con "No Limits", portentoso incrocio fra i Saxon ed i Judas
Priest, e la più melodica "Twisting The Knife" impreziosta
da un ottimo 'twin guitar duo' nella miglior tradizione H.M. inglese.
La prima parte di "Cold Silence" offre una delicata e sentita
pausa, con i violini suonati da Jimmy Lea (Slade) e gli arrangiamenti
al pianoforte ad opera di Pete Lakin (ex Double Cross / Fatemaker),
poi il climax si impenna senza eccedere in inutili forzature per un
risultato complessivo altamente soddisfacente.
Più Whitesnake che puro heavy metal fanno capolino dalla vibrante
"High Price To Pay" e dalla più accattivante "Edge
Of Falling", mentre "Some Kinda Mean" apre a certe
soluzioni stile Dokken/Heaven's Edge senza snaturare il sound dei
Redline che torna per una potente chiamata alle armi metalliche con
"We Came To Rock".
Non ho molte altre parole da utilizzare per lodare questo disco che
non perlustra alcun nuovo o inedito sentiero musicale, ma se volete
una raccolta di buon heavy metal fatevi avanti e non avrete pentimenti
alcuni. ABe
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