Rock Impressions

the Red Zen - Void the RED ZEN - Void
Ma.Ra.Cash
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog / Fusion
Support: CD - 2011

I The Red Zen si formano nel recente 2009 e sono un progetto dedito ad un Jazz Rock Prog dalle influenze sia Psichedeliche che Fusion. L’idea nasce da quattro artisti gia noti nel nostro paese per aver militato (ed alcuni fondato) band di notevole caratura quale i “genesiani” The Watch. Qui le sonorità affrontate sono però di ben altra sostanza, amanti dell’improvvisazione e dell’ensamble strumentale, i The Red Zen registrano questo debutto in quel di Milano. Chi ama il Progressive Rock, troverà in “Void” numerosissimi punti di riferimento, fra i quali gli Ozric Tentacles, Genesis, Weather Report, King Crimson, Pink Floyd, EL&P su tutti.

Certamente unire Jazz alla Psichedelìa non è cosa in cui ci si imbatte tutti i giorni, per cui è naturale e spontaneo sottolinearne la bontà del messaggio culturale, assolutamente indirizzato ai palati più sopraffini, ossia a tutti coloro che dalla musica pretendono qualcosa di più che un semplice refrain e ritornello. Onore anche alla Ma.Ra. Cash che crede e sviluppa lavori di artisti che suonano principalmente per il proprio piacere, non obbligatoriamente rivolti ad un mercato più ruffiano e popolare.
Ettore Salati (chitarre), Angelo Racz (tastiere), Roberto Leoni (batteria) e Nicola Della Pepa (basso) sono gli artefici di questo disco suddiviso in nove tracce per una durata di quasi un ora di musica.

Con una pulizia sonora davvero efficace e cristallina, il disco si apre con “Cluster”, un intercalare di tastiere e chitarra elettrica su un a ritmica sostenuta ma mai caotica. I solo strumentali sono il nocciolo dell’ascolto, per cui ampio spazio a duetti fra Salati e Racz, il tutto inevitabilmente come lo stile Prog insegna, ossia fra cambi di tempo. In generale, l’approccio musicale è di chiaro stampo live, si denotano in tutti i brani le scorribande sonore tipiche dell’improvvisazione e del divertimento frutto della jam, tuttavia in questo caso la cura per gli arrangiamenti e per la struttura musicale è notevolmente curata. Tutti i pezzi sono di medio lunga durata, si viaggia sui sei minuti per brano ed ognuno di loro esprimono solarità, quella tipica della nostra musica. Trascinante “Hot Wine”, mentre “Slapdash Dance” è stile Brand X, davvero energetica nella sua semplicità armonica, salvo svilupparsi successivamente fra suoni psichedelici dettati dal sitar di Salati. Di certo la fantasia non manca al quartetto, tanto meno la tecnica individuale, anche se tutto questo non va a discapito della linearità sonora, mai fa capolino la sensazione di soffocamento da scale improbabili. Invece i Genesis vengono inesorabilmente chiamati in causa a tratti dalle chitarre, ma questi sono solo brevi frangenti, per il resto l’orizzonte sonoro propone davvero di tutto. Di “Alexa In The Cage” se ne hanno due versioni, una strumentale ed una cantata, qui il compito al microfono viene espletato dallo special guest Joe Sal.. Se si vuole cogliere un momento di respiro dopo tanto sciolinare, bisogna giungere ad “Into The Void”, dove le tastiere disegnano aurei movimenti supportati dal caldo basso di Nicola. Gradevolissimo il solo di chitarra, qui fuoriesce in tutta la sua nudità la cultura musicale dei quattro componenti, i quali dimostrano di avere nel proprio bagaglio culturale davvero tanti punti di riferimento.

In definitiva “Void” non ha segni di cedimento, chi ama la musica qui descritta troverà in esso un capolavoro, io invece non mi attengo a questo, ma riesco comunque a quotare il tutto con entusiasmo e piacere, quello che i The Red Zen riescono a trasmettere. In Italia abbiamo tanti grandi artisti, supportiamoli, perché non hanno nulla a che invidiare a nomi più altisonanti e troppo spesso sopravvalutati. Consigliatissimo. MS


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