Trattasi
della ri-edizione del disco pubblicato questo stesso anno sotto l'egida
della piccola Final Joy Records, e bene ha fatto la Black Rain ad
assicurarsene la distribuzione europea. Non possiamo che gioirne,
in quanto "Winter world" è un disco affascinante,
che reitera la grande tradizione underground americana perpretrata
negli anni da insiemi gloriosi quali i Requiem In White. L'aggiunta
di una cover, ossia "Last night I dreamt that somebody loved
me" degli Smiths, rende ancor più appetibile, se ce ne
fosse stato bisogno, questa delicata operina, dotata peraltro di una
bellissima confezione in digipack.
La voce dolcissima di Kara ci accompagna, tenendoci per mano, lungo
gli oscuri percorsi di questo labirinto sonoro, delimitato dai muri
chitarristici innalzati da Loki e dall'incalzante basso di Suriel.
Paesaggi autarchicamente dark vengono descritti in "Destroy"
ed in "Tell me", facendo insorgere un malcelato sentimento
di nostalgia per i mai troppo compianti progetti di Lisa Hammer, ancora
evidentemente attuali se qualche volonteroso, come i tre Reliquary,
ne tramanda la imprescindibile lezione. Uno stile fatto di composta
misura, ove nulla mai può apparire sopra le righe, ed ove è
l'emozione, il cangiante sentimento l'obiettivo al quale queste composizioni
tendono. Nemmeno la drum-machine, altrimenti così fredda, riesce
scalfire il senso di bucolica quiete emanato da "Change",
qui i cultori della Projekt o dei Faith and the Muse, altro ensemble
al quale i Reliquary debbono molto, troveranno di che felicitarsi.
Il disco è chiuso da una appropriata versione di "Lakme"
di Delibes (su libretto di Gille e di Gondinet) e dalla menzionata
"Last night I dreamt...", brano che mi sento di preferire
all'originale, essendo più confacente ai miei gusti.
Non abbiate timore ad accostarvi a "Winter world", ne rimarrete
irretiti piacevolmente, e difficilmente potrete poi farne a meno.
AM
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