Rock Impressions

Rentrer En Soi - The Bottom of Chaos RENTRER EN SOI - The Bottom of Chaos
Free Will
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Japanese Rock / Visual Kei
Support: CD - 2007

Questo è proprio un disco fuori dai soliti canoni a cui siamo abituati, il gruppo viene dal Giappone e si è formato nel 2001, quattro anni dopo arriva il primo album e questo è già il terzo. A livello biografico non c’è molto da aggiungere. Il gruppo fa parte del movimento Visual Kei, un sottogenere del J Rock (Japanese Rock), che si caratterizza per una particolare attenzione per il look, che si ispira in particolare all’iconografia glam esplosa negli anni ottanta grazie a Motley Crue, Poison e altri. Il fulcro quindi è proprio la cura dell’immagine, che ha il sopravvento su tutto il resto, nel senso che gli artisti del movimento non aderiscono ad un genere musicale definito e possono suonare dal pop, al metal, al gothic, alla neo classica, unico fattore che li accomuna è l’aspetto visivo e scenografico.

Detto questo non deve sorprendere quindi se nell’album sentiamo una grande varietà di generi musicali, su tutto domina una confezione molto curata a livello di produzione e di suoni, si va dal metal estremo dell’iniziale “I Was Damned”, ma anche qui c’è un meltin pot di Black, Funky, Elettronica e Pop, ci sono melodie orecchiabili che si alternano a sfuriate metalliche, il tutto è molto teatrale e quasi prog, un sound futuristico che ha un suo fascino. Anche la successiva “Just Mad Pain” è dominata da un tessuto metal, ma più classico e power rispetto al brano d’ingresso, il cantato è più pulito, ma non mancano le sorprese, questo immagino sarà anche il singolo data l’orecchiabilità di certe parti. La terza track, che ha un titolo in giapponese, è una ballata elettrica che ricorda certe canzoni malinconiche che abbiamo conosciuto attraverso i manga. “The Abyss of Despair” ci ributta in un torbito metal moderno piuttosto cattivo ed efficace, una musicalità fresca, almeno per le mie orecchie, e convincente. Molto ben orchestrata è “Thorny Rain Break”, mentre più coraggiosa e spettacolare è il brano successivo, dominato da un metal acido e molto ruvido. Da questo punto l’abum incomincia a non riservare più particolari sorprese, ma si mantiene su livelli discreti. L’edizione europea rispetto a quella nipponica contiene due bonus tracks, una volta tanto le cose funzionano al contrario a quanto pare.

Senza dilungarci oltre si può affermare che questi musicisti abbiano un’ottima preparazione e che il loro songwriting sia ispirato e modeno, sound e look sono aggressivi e si impongono con forza, chi sa se l’occidente è pronto a farsi invadere dal Visual Kei, le premesse sono interessanti. GB

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