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Mark Boals sta crescendo, disco dopo disco.
Con questo “Lapse Of Reality” abbiamo raggiunto un livello
decisamente discreto rispetto al debuttante “Ring Of Fire”.
L’ abbandono del funambolico tastierista Vitali Kuprji sembra
in qualche modo aver liberato Mark da certi stilemi. La sua libertà
è rispecchiata nella freschezza dei brani, sempre molto melodici
ma sempre d’effetto.
L’ex ugola di Malmsteen è protagonista di brani di classe
che faranno sicuramente la gioia di chi ama sonorità Metal
classiche ora care ai grandi maestri come Deep Purple, ora epiche
alla Symphony X. Con il ridimensionamento delle tastiere, comunque
sempre presenti, le chitarre del grande Tony Mac Alpine ( per chi
non lo conoscesse altro famoso axe-man al livello di Y.J. Malmsteen
) prendono il sopravvento. Potenza e melodia dunque, bella voce ed
ottima produzione, cosa volere di più da un disco di sano Heavy
Metal?
Ovviamente i margini di miglioramento ci sono, anzi, ci devono essere,
altrimenti sarebbe la fine del gruppo, per ora ci troviamo in mano
un disco più che discreto. Esso si apre con il brano che da
il titolo al lavoro, “Lapse Of Reality”, Heavy dalla facile
presa che fa presagire un buon proseguimento d’ascolto. Infatti
così è, la successiva “Saint Fire” è
veramente gradevole, classico motivo atto a mettere in evidenza le
doti vocali del nostro Mark, sennonché derivante dalla scuola
Malmsteen- Alcatrazz.
Le tastiere di Steve Weingart accompagnano bene ogni refrain, mai
troppo invasive ed onnipresenti, come nella successiva “Change”
, classica canzone Heavy Metal che potrebbe essere presa come perfetto
esempio del genere. Mac Alpine si diverte a scaricare, di tanto in
tanto, scale di note proibitive a molti chitarristi. Si prosegue con
“That Kind Of Man” , nulla di particolarmente innovativo
ma con parvenze alla Queensryche che nell’insieme non guastano.
A questo punto dell’ ascolto , non può mancare la ballad,
la classica ballad semplice, diretta al cuore, immediata, senza pietà.
Essa mette in piena evidenza la tranquilla vena artistica attuale
di Mark Boals.
Massiccia ed epica “Perfect World”, sicuramente uno dei
momenti più alti dell’intero disco, anche la voce si
esprime ai suoi più alti livelli. Il suono si indurisce e si
rivolge ai Symphony X con le successive “The Key” e “Don’t
Know What You’re Talking About”, ma forse a lungo andare
potrebbero anche stancare. Nel proseguo si incontrano altri istanti
artistici validi, come “One Little Mistery” e “Faithfully”
ed a completamento del lavoro ecco concludere la bonus track “Lapse
Of reality” in versione maggiorata.
La Frontiers sta investendo in gruppi validi in questo periodo, sembra
che il tempo stia dando loro ragione, gli ingredienti per fare bene
ci sono tutti. Una nota d’encomio anche alla sezione ritmica,
precisa e senza sbavature, formata dal duo Philip Bynoe (basso) e
dal grande Virgil Donati.
Questi Ring Of Fire hanno dimostrato come nella propria carriera musicale
ci si possa migliorare e noi non possiamo fare altro che prenderne
atto, sperando di ascoltare in un futuro prossimo ancora altri ‘anelli
di fuoco’! Disco non indispensabile ma onesto e professionale,
dategli un ascolto e chissà possa nascere qualcosa…..
SM
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