Il Riso Degli Stolti sono un duo composto dal cantautore Antonello
De Simone (voce, chitarra) e Angelo Beneduce (pianoforte), dedito
ad un cantautorato supportato da strumentazioni classiche (violoncello,
violino, arpa, etc) così da sax e trombone. Con loro suonano
Pasquale Benincasa (batteria, vibrafono), Costantino Rubini (contrabbasso)
e Luigi Castiello (basso). Si formano nel 2006 e nell’aprile
2008 sono finalisti regionali al concorso per artisti emergenti Martelive.
Nel maggio 2009 sono vincitori assoluti del Premio Donida, in ricordo
del compositore Carlo Donida Labati e ottengono un contratto di edizione
con la Universal per la canzone “Qualcuno Dice Al Caso”.
“Ventiquattro Fotogrammi Al Secondo” è il disco
d’esordio narrante episodi di vita che scorrono uno dopo l’altro
proprio come fotogrammi di un film. La cura dell’artwork a cura
di Gennaro Apicella è apprezzabile, il libretto è esaustivo
e chiaro nell’impostazione grafica contenente testi e dettagli
riguardo l’esibizione dei pezzi. Undici canzoni che si alternano
sgocciolando influenze differenti di stili musicali che si alternano
fra cantautorato e Jazz su tutti. Bello il movimento del violino di
Luca Bagagli che apre il motivo del brano iniziale “24FPS”,
canzone velatamente malinconica e di classe. Sin dalle prime note
dell’album si denotano una buona attenzione per gli arrangiamenti
e una discreta registrazione audio.
La successiva “Il Riso Degli Stolti” è più
ritmata e conferma la cura dei dettagli, grazie anche all’accompagnamento
dei fiati. Resto ammaliato dalla dolcezza di “Qualcuno Dice
Al Caso”, non è questione solo di violino, ma proprio
di melodia. L’approccio alla formula canzone è quindi
non proprio usuale, anche se il risultato è semplice e diretto,
malgrado la proposta sia ricca di strumentazioni. Ancora una volta
è vincente la dolcezza in “L'Ultimo Boccascena”,
in cui risulta ottima l’interpretazione vocale di De Simone,
mai aggressiva e sempre posata. Non manca una canzone dedicata ad
una donna, qui dal nome di “Sofia”. Una piccola finestra
nel cantautorato anni ‘70/80 in stile Lucio Dalla più
intimo, viene da “Di Questo Si Agitano I Tuoi Occhi”.
Soffice “Ruggine”, breve sunto dello stile del duo, qui
tutte le prerogative che lo contraddistinguono. Ma è in “Giorni
D’Assurdo” che colgo i momenti più gradevoli di
un cantautorato apparentemente passato ma che in realtà in
Italia non troverà mai la parola fine. Per la statistica, “Luna
Turca” è la canzone più lunga dell’album
e forse anche la più bella (“cinematograficamente”
parlando) con i suoi sei minuti. Chiude “Rumore Di Fondo”,
una ballata dolce voce e piano.
Il Riso Degli Stolti è un progetto solare, ricco di particolari
e di cultura, quella dei protagonisti che sciolinano piccole perle
sonore di facile assimilazione. Una buona compagnia per una serena
giornata di relax. MS
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