Rock Impressions

Rob Rock - Garden of Chaos ROB ROCK - Garden of Chaos
AFM
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Heavy Metal / Power Metal
Support: CD - 2007

Il singer Rob Rock è stato gratificato da una lunga carriera nel panorama metal, partita più di vent’anni fa in un supergruppo con MacAlpine e la sezione ritmica di Ozzy composta da Sarzo e Aldrige. Dopo una lunga militanza con Impellitteri e la partecipazione ad una decina di altri progetti Rob intraprende anche la carriera solista e questo è il suo quarto album. In formazione troviamo il chitarrista CJ Grimmark che è anche produttore, il bassista Andreas Olsson e il batterista Andreas Johansson, mentre almeno in un paio di brani c’è lo zampino di Roy Z.

Ovviamente con una tale carriera alle spalle il nostro non poteva abbandonare il metallo e infatti fin dall’iniziale title track dominata da una doppia cassa furiosa si capisce qual è la materia principale di questo platter. Rob è un cantante vecchio stampo e il suo screaming è pulito e pieno di grinta, ricorda vagamente quello di Dickinson, ma ha una sua personalità, il brano in sé piuttosto non mi entusiasma più di tanto, sembra il solito power metal reso piatto dalla doppia cassa. Non molto diverso è il discorso per “Satan’s Playground”, siamo ancora nel metal rinforzato dalla doppia cassa, il brano però è più teatrale del precendente e quindi funziona meglio. “Savior’s Call” è sempre power metal, con la chitarra che spesso indugia su un’unica nota, mentre il refrain è piuttosto melodico, di quelli che dal vivo si cantano volentieri. “This Time is the Last Time”, non mi ha detto proprio niente, sembra il classico riempitivo. Anche con “Only A Matter of Time” siamo nel territorio del deja vù, solo la classe di Rob salva il pezzo. “Spirit in the Sky” è complessa e sfiora quasi il prog metal, ma non raggiunge grandi vertici espressivi. Banale “Metal Breed”, meglio “Millenial Reign” anche se si rifà troppo al power metal epico tedesco risultando alla fine troppo scontata. Si arriva così al lento “Unconditional”, si sa, la ballatona funziona sempre ed è anche bella, ma non siamo più negli anni ’80 e qui siamo già fuori tempo massimo, resta solo il brano “Ode to Alexander” ed è decisamente tardi per salvare questo disco mediocre, comunque per dovere di cronaca questo è un pezzo abbastanza bello, ancora una rock ballad, ma dal gusto epico.

Rob è un grande singer e i suoi fans hanno pane per i loro denti, ma a tutti gli altri consiglio di andare sui lavori più vecchi per provare delle emozioni un po’ più forti, qui non ce ne sono tante. GB

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Web www.rock-impressions.com

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