Città
artisticamente prolificissima, non solo dal punto di vista prettamente
musicale, Torino ospita l’ennesima sorpresa di un panorama sonoro
italiano che sta dimostrandosi assai valido, a dispetto della deprimente
situazione sociale e politica che il nostro Paese sta vivendo. I Rosa
Antica sono un quintetto preparato che dimostra di riservare grande
attenzione all’aspetto compositivo, proponendo un death metal
evoluto ed intelligente, una nuova via ad un genere che sta subendo
una generalizzata involuzione.
Sono certo che gli appassionati del settore, quelli almeno avidi di
novità ed attenti alle forme espressive rinnovate, gradiranno
“Seven”, opera che nulla ha da invidiare, tutt’altro,
alle produzioni dei soliti nomi noti scandinavi (che dovrebbero ascoltare
queste canzoni). Attivi dal 2005,in questo lasso di tempo limitato
hanno pubblicato l’EP “Looking for something divine”
ed il presente, caratterizzato da un artwork assolutamente vincente
e da un suono killer. Prodotto con grande cura, il disco che stiamo
analizzando ci sorprende in virtù di un lotto di brani che
sono interpretati con vigore dal cantante Sir Cage (che nei frangenti
più raccolti rivela una voce sorprendentemente vedderiana),
mentre l’instancabile lavorio della sezione ritmica (Hesteban
alle drums e Daniel al basso) sostiene la chitarra indomita di Daniel.
Il collante è fornito dalle tastiere di Clauss, compartecipi
del magmatico sound prodotto dall’insieme, che giustamente definisce
la sua proposta alternative death core, miscelando quanto di meglio
acts inclini alla sperimentazione, seppur rimanendo in ambito prettamente
estremo, hanno negli ultimi anni prodotto (un nome per tutti, gli
americani Mastodon).
Con una nota di merito, in un lotto comunque omogeneamente qualificatissimo,
per “Brucia”, cantata in italiano, e per questo indicativa
del pensiero che anima questi baldi giuovini. E non sto scherzando,
credetemi! D’altronde, solo chi veramente è perfettamente
cosciente di quanto sta facendo può produrre un brano articolato,
ma privo di cadute di tensione, violento ma mai artificiosamente intricato
come “Recommended suicide”, presto seguito da una “HatE(8)”
che potrebbe illustrare il manifesto della nuova via del death metal!
Una volta tanto, alternativo genuinamente, e non per pallido proclama!
AM
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