Il
power trio americano dei Rose Hill Drive si è fatto notare
nel nostro paese per aver suonato come spalla agli Who nel tour del
2007, per una data funestata da un acquazzone dall’impeto tropicale.
In quell’occasione il gruppo non mi aveva fatto un’impressione
esagerata, col loro sound a metà strada fra i primi Blue Cheer,
i Cream e gli Who più arrabbiati, un mix di hard rock selvaggio,
psichedelia e blues viscerale, in realtà mi erano sembrati
solo uno dei tanti gruppi nostalgici dei seventies. Oggi con questo
nuovo album la band ha l’occasione di dimostrare il suo effettivo
valore.
Devo dire subito che il disco parte bene con la Zeppeliniana “Sneak
Out”, retta da un giro di blues acido, selvaggio al punto giusto,
muscoli e sudore subito profusi con generosità. “Altar
Junkie” sembra un omaggio a “I’m Free” degli
Who, il riff sfiora quasi il plagio, ma in fondo penso più
ad una sorta di tributo, che poi sfocia nella psichedelia. “Laughing
in the Steets” è un classico hard rock blues che ricorda
vagamente i Free. Si prosegue con una buona coerenza con “Trans
Am”, il songwriting per la verità non si dimostra particolarmente
interessante, ma è apprezzabile la capacità di questi
ragazzi di aver saputo ricreare un sound settantiano credibile, anche
se prodotto ai giorni nostri. Il gioco che piace all’inizio
inizia un po’ a farsi ripetitivo e “A Better Way”
non ha più l’effetto prodotto dai brani che l’hanno
preceduta, il suo giro acido non centra il bersaglio, bello ma forse
troppo poco immediato, ma merita un ascolto. “My Light”
è un blues lento che mi ricorda vagamemte i T-Rex o i Mott
the Hoople. La psichedelia torna prepotente col riff acido di “The
8th Wonder”, roba da far versare qualche lacrimuccia ai più
nostalgici. “One Night Stand” per un attimo abbandona
le intemperanze che l’hanno preceduta e gioca con giri acustici
di buon impatto, un po’ ripetitiva però. “Godfather”
torna all’energia primordiale e pulsante tanto cara al gruppo,
ma non aggiunge niente a quanto già espresso. “Do You
Wanna Get High?” è molto piacevole, giocata su un riff
ondeggiante, un po’ acustico e un po’ elettrico e un ritmo
che fa dondolare. “I'm on to You” è un bell’hard
rock senza tanti fronzoli, ma con tanta sostanza. Gran finale con
“Always Waiting” che chiude il disco calcando la mano
sulla nostalgia e arrivano anche i fantasmi degli Spirit del compianto
Randy California.
I Rose Hill Drive hanno imparato bene la lezione degli anni settanta
e lo dimostrano con un disco molto piacevole da ascoltare, ma che
non offre certo grandi sorprese. In fondo sembra proprio un disco
nata dalla passione per certe sonorità, che oggi stanno tornando
di moda (se così si può dire), un disco forse furbetto,
ma che io credo abbastanza onesto, in fondo si rivolge ad un pubblico
di nicchia e se son Rose fioriranno. GB
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