Vi abbiamo presentato il progetto di Fabio Serra e compagni in occasione
del debutto, oggi abbiamo la possibilità di ascoltare il seguito
di quel folgorante album. La formazione è rimasta quasi identica,
è entrata Eva Impellizzeri alla viola, poi cambia qualche guest.
Non mi dilungo in presentazioni. Voglio passare direttamente all’analisi
del disco.
C’è una locuzione che sembra spaventare gli ascoltatori
più esigenti: easy listening. Come se la musica per essere
importante debba essere oscura, depressa e cinica. Su questo assunto
sono molti i gruppi che hanno costruito la loro fortuna, ad esempio
i Depeche Mode. Io personalmente sono molto attratto dalle musiche
oscure, in particolare dark, e nel prog ad esempio godonodi grande
considerazione King Crimson e VDGG, veri maestri dei suoni tormentati.
Fare musica cupa o romanticamente malinconica è più
naturale, perché nelle fasi buie della vita si è più
inclini a scrivere, ed è più facile immedesimarsi. Difficile
è comporre buona musica che offra una prospettiva “luminosa”,
che metta voglia di vivere e buon umore.
I Røsenkreütz riescono in questo difficile compito con
una scioltezza capace di sorprendere, il loro entusiasmo è
contagioso ed è costruito con un solido impianto musicale,
che ricorda i Kansas, i Saga, i Boston, in un contesto squisitamente
prog, con venature sinfoniche ed epiche, in altre parole una sorta
di unione del prog con l’AOR di classe. E se possibile questo
nuovo album è ancora più coinvolgente del precedente,
un concept incentrato sul tema del “controllo” tutto da
godere, con solide parti strumentali e un cantato impeccabile.
Un album esuberante che sa intrattenere con gusto, senza rinunciare
ad offrire partiture di grande musica. GB
Altre recensioni: Back to the Stars
Sito Web
|