Avete
più di quarant’anni e siete cresciuti a pane e rock?
Siete un po’ stanchi delle nuove tendenze e pensate che oggi
nessuno sia più capace di suonare come una volta? Bene questo
disco fa per voi, zio Dave ha deciso di venirvi incontro con una manciata
di “vecchie” canzoni per scaldarvi il cuore o per farvi
passare una quarantina di minuti di svago senza pretese.
Non aspettatevi l’animale da palcoscenico che ci ha fatto sognare
con i Van Halen e nemmeno quella tigre tutta energia e artigli dei
suoi primi due dischi solisti, quelli con il magico Steve Vai tanto
per capirci. Quello che ritroviamo in questo album è un artista
che sembra aver dimenticato il suo passato è che ha cercato
di spolverare i suoi grandi amori credendo forse che fossero anche
i nostri.
Per carità ci sono citazioni di grande valore, dai Doors a
Jimi Hendrix, Steve Miller, i Beatles, addirittura i Savoy Brown,
c’è funky e Rhythm ‘n’ Blues, ma manca qualcosa.
Ci sono ottimi musicisti, c’è lui che è sempre
un gran cantante, c’e un booklet colorato come una caramella,
ci cinquant’anni di storia della musica rock, ma non si ha mai
l’impressione che si faccia sul serio per davvero. Sembra piuttosto
di ascoltare un party album.
David probabilmente si è divertito a realizzare questo disco,
ma non deve avere la pretesa che si debbano divertire anche gli altri
ascoltandolo. Certo forse il fatto che ci sia più blues e jazz
che non caldo e sanguigno hard rock può pesare sul giudizio
di chi, come me, ha amato i suoi anni più folli, ma onestamente
ascoltando questo disco non ho provato l’entusiasmo di un tempo.
GB
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