Rock Impressions

Sailor Free - Spiritual Revolution Part.2 SAILOR FREE - Spiritual Revolution Part.2
Tide Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: CD
- 2016


Il sogno di libertà di David Petrosino e compagni ha preso di nuovo il largo. Ci sono voluti circa quattro anni per completare il secondo capitolo del concept Spiritual Revolution, ma finalmente l’attesa è finita. Secondo le intenzioni iniziali il concept dovrebbe concludersi qui, ma non escluderei la possibilità per i nostri di riprendere in mano questo tema per ulteriori sviluppi. Il precedente capitolo mi aveva colpito, un prog post moderno personale e profondo, che finalmente non si ispira ai soliti nomi noti. Non è che non ci siano delle citazioni, oggi credo sia praticamente impossibile, ma quelle che vi racconteremo sono spesso sorprendenti e per nulla scontate. Questi richiami vengono inseriti in contesti lontani e innovativi, che fanno della proposta dei Sailor Free qualcosa di fresco e stuzzicante.

Veniamo subito al nuovo disco. Un’Overture precede il primo vero brano, “The Maze of Babylon” è un pezzo vagamente crimsoniano, che conquista ascolto dopo ascolto. A tratti molto nervoso, propone anche aperture poetiche di buona efficacia. “Society” è più sperimentale, priva di cantato, ed esplora musica elettronica con ritmiche dal sapore orientale, un viaggio introspettivo forse un po’ troppo breve, che poteva essere approfondito ulteriormente. “The Fugitive” unisce sonorità ottantiane, alla Depeche Mode, ad un tessuto psichedelico post moderno. Anche “Amazing” ha un’atmosfera molto particolare, immaginate gli Smiths più romantici in un contesto ancora psichedelico e post moderno. Altro breve intermezzo strumentale è “Game Over, It’s Me”, buone idee venate di psichedelia. “We Are Legion” è uno dei brani forse meno incasellabili, che mostrano quanto sia fervida la scrittura di questi musicisti. Sempre forte la componente psichedelica, però il contesto è decisamente post moderno, il che rende tutto molto attuale e intrigante. Particolare anche la jazzata “Special Laws”, la formazione jazz permea tutto il disco, ma qui è più forte che altrove, anche se non si perde la continuità col sound dei brani precedenti. “Cosmos” è un altro intermezzo, stavolta rumorista. “Aout Time” è permeata da tensioni molto diverse, tra space rock con ritmiche complesse e ancora tanta psichedelia, ma ci sono anche parti metalliche incalzanti, ancora un gran bel mix di sonorità. Ma il pezzo più particolare di tutti è posto in chiusura: “Revolutionary Soul” è oscuro, lento, solenne, come una spirale discendente, che sembra più un finale aperto che non la conclusione del tutto. Ecco perché in apertura avevo azzardato l’ipotesi di un ulteriore sviluppo del concept, che tra l’altro in questi due lavori ha funzionato tanto bene.

Ancora un ottimo disco, non facile, perché non banale. Un lavoro che mostra artisti alla ricerca di strade nuove e personali, senza perdere il contatto con l’universo musicale in cui sono cresciuti. Una rilettura intelligente con tante belle aperture verso il futuro. GB

Altre recensioni: Spiritual Revolution

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L’Italia è una nazione che di Progressive Rock non solo ne fa ascolto, ma soprattutto produzione. Molti i gruppi e gli artisti che nel tempo si susseguono, soprattutto dopo i tempi non sospetti, ossia i famigerati anni ’70. Il Progressive Italiano prosegue imperterrito anche dopo gli anni ’80, l’istinto di sopravvivenza è alto. Il risultato è proprio questo fiorire di band che ci porta sino ai giorni nostri con band di tutto prestigio. Quasi mi viene da dire che oggi il Prog stia tornando di moda assieme al vinile.

I romani Sailor Free si formano nell’autunno del 1991, a dimostrazione della loro lunga esperienza nell’ambito, con uno sguardo anche rivolto alle sonorità più Hard del Rock. Registrano tre album, “Sailor Free” nel 1992, “The Fifth Door” nel 1994 e poi il ritorno nel 2012 con la prima parte di questo concept dal titolo “Spiritual Revolution”. In esso si parla di energia e a tal proposito i Sailor Free così descrivono nel loro sito ufficiale: “Ispirata al Silmarillion di J.R.R.Tolkien, la storia narra dell'amore, fonte inesauribile d'energia, tra due esseri l'uno alieno all'altro, particelle disperse di due universi opposti che intersecano le proprie rotte”. Con “Spiritual Revolution Part 2”, a distanza di quattro anni, i romani tornano sull’argomento, narrando la storia di una lotta per ottenere Entropia, il dispositivo che può dare l’energia al mondo. Il tutto fra labirinti e quanto il fantastico mondo di Tolkien ci ha saputo elargire nel tempo del Silmarillion. Per argomenti tali avrete già intuito da voi che serve una colonna sonora quantomeno variegata e colma di cambi di stile e di umore. Così è, l’album viene suddiviso in undici tracce e si lascia ascoltare tutto di un fiato, proprio come nel vedere un film.

Chi suona nell’album: David Petrosino (voce, piano, tastiere, chitarra), Raimondo Mosci (batteria), Alphonso Nini (basso), Stefano Toni (batteria), Stefano “The Hook” Barelli (chitarra), Lorenzo Canevacci (chitarra), Cecilia Amici (cori), Stefano Ribeca (sax).
In un lavoro del genere non esula la classica apertura, qui dal titolo “Spiritual Overture 2”, l’introduzione è quantomeno obbligatoria. Il sax di Stefano Ribeca fa sobbalzare il fans dei Van Der Graaf Generator in “The Maze Of Babylon”, un punto di congiunzione fra passato e presente. Il presente è fatto anche di suoni più tecnologici, come nella strumentale “Society”. L’effetto stereo ha un suo punto cardine nella riuscita dell’enfasi emotiva dell’ascolto. La stessa enfasi a sua volta si ripercuote nell’ariosa “The Fugitive”, canzone che non sfigurerebbe nella discografia dei No Man. Il Prog fa il ruffiano con la Psichedelia sempre più marcatamente con il proseguo dell’ascolto e dal progetto No Man di Wilson si può anche andare a parare nella sua discografia in generale. Ma attenzione, la personalità dei Sailor Free è comunque cosa ben definita, i nomi da me citati ovviamente sono solo punti di riferimento per voi che leggete. Adoro il crescendo oscuro di “Amazing”, mai titolo più indovinato.

“Game Over. It’s Me” è un altro breve frangente strumentale fra echi, chitarre e ritmiche persistenti. Il viaggio continua con “We Are Legion”, sempre attento alle arie melodiche supportate da effetti e crescendo strumentali. Una attenzione più marcata alla formula canzone in “Special Laws da l’impressione al sottoscritto che potrebbe essere il potenziale singolo dell’album. Buono il gioco di voci.

Suoni nello spazio, echi, rumoristica è presente in “Cosmos”, avvalorando la mia tesi iniziale, quella della sensazione di trovarsi avanti ad un film sonoro. “About Time” si mobilita fra suoni elettronici, elettrici e vocoder. Il ritornello è di facile memorizzazione e gradevole. Il disco si chiude con “Revolutionary Soul”, uno dei frangenti più ricercati del disco, i Sailor Free sono davvero un grande baule di suoni ed emozioni.

Qui non si lascia nulla al caso, quello che mi ha colpito maggiormente è la cura dei particolari, sia nella musica che nell’artwork cartonato ed elegante concepito da Terrence Briscoe e disegnato assieme a Cecilia Amici, Carmine Ginnetti, Ines Cappelli e Davide Petrosino.

Molto consigliato ai fans dei nomi che ho citato e a chi dalla musica vuole sorprese. Viva l’attuale Prog italiano: aria nuova, l’odore di muffa pian piano sta svanendo. MS



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