Ho accolto con una certa sorpresa questo nuovo progetto di Steve Sylvester,
anche se sapevo già che c’era stato un riavvicinamento
al vecchio amico Thomas Hand Chaste. Come saprete i due erano insieme
nella prima line up dei temibili Death SS, poi a distanza di molti
anni li abbiamo rivisti insieme per i due dischi solisti di Steve,
ma in quell’occasione c’erano anche Paul e Claude, oggi
invece Steve e Thomas sono accompagnati da Gabriele Tommasini (ex
Violet Eves), che era anche lui in una delle prime incarnazioni dei
Death SS col nome di Danny Hughes, completano la formazione il chitarrista
Frederik Dope e dal tastierista John di Lallo. Ma sono rimasto sorpreso
anche perché Thomas aveva recentemente intrapreso la via solista
con due dischi interessanti, ma questa collaborazione probabilmente
era troppo invitante per lui per rinunciarvi.
Gira notizia che Sancta Sactorum non fosse il nome originale del progetto,
ma che avrebbe dovuto chiamarsi Opus Dei, ma in verità si tratta
di un altro progetto di Steve che ora si chiama Wogue con un disco
ritirato dal mercato in quanto vittima della censura. È possibile
ascoltare qualcosa di questo progetto alla pagina http://www.myspace.com/opusdeirocks.
Ringrazio l’amico Angelo KaC per la segnalazione di questa notizia.
Coi Sancta Sanctorum in un certo senso è tornata la famigerata
doppia esse.
La musica partorita è un heavy doom molto psichedelico e tenebroso,
giusto quello che ci si aspetta da personaggi di questo calibro, che
di certo non tradiscono le aspettative dei loro vecchi seguaci. Musica
satura, avvolgente ed estremamente dark, il cantato di Steve è
più cattivo che mai, tanto che a volte sembra voler graffiare
con la voce, le sue urla feriscono i sensi e lasciano un senso di
disagio nell’ascoltatore, che si trova inerme e senza difese,
come avviene ad esempio nella delirante “Master of Destruction”.
Ottima prova del giovane chitarrista emulo di Iommi, che si lancia
in assoli e ritornelli ricchi di gusto, comunque il disco possiede
un’aura malsana di grande efficacia, come non avveniva dai tempi
in cui c’era anche Paul.
L’avvio del disco è affidato a “The End is Near”,
uno dei brani più feroci del disco e per questo anche quello
che mi piace meno, ottimo il riffing iniziale che cala subito in un
aura cupa molto credibile, poi entra il cantato al vetriolo di Steve
e il buio diventa totale. Fra gli episodi che mi hanno colpito di
più c’è sicuramente la successiva “Black
Sun” molto psichedelica, quasi prog. Ma tutto il disco è
una vera manna per chi ama il dark rock in genere, sembra di ascoltare
una summa di tutto ciò che è musicalmente oscuro.
Questi artisti si sono ritrovati per fare quello che amano di più
e ci sono riusciti egregiamente, sicuramente molto meglio di quanto
ha partorito Steve nella carriera senza i vecchi amici. Avere usato
un nuovo moniker potrebbe essere stata una mossa controproducente,
ma sono sicuro che i vecchi fans non si faranno fermare da questa
piccolezza. Animali della notte fatevi avanti, questa musica è
per voi. GB
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