| La città 
            di Casalmaggiore, importante centro cremonese e storico crocevia fra 
            la Lombardia e l’Emilia, ospita da alcuni anni un Rock Blues 
            Festival a cui hanno partecipato nomi internazionali di primo piano. 
            A chiudere l’edizione di quest’anno tornava l’americano 
            Eric Sardinas, da considerare senza dubbio come uno dei giovani chitarristi 
            emergenti. Occasione ghiotta per tutti gli appassionati del genere 
            accorsi numerosi all’evento, che si è tenuto nella bella 
            cornice della piazza antestante il duomo della città.
 Il concerto è stato aperto dai bresciani Cek Deluxe. Il trio 
            italico ha proposto un repertorio fatto di brani propri e di cover 
            selezionate. L’esibizione è stata apprezzata dal pubblico, 
            anche se a mio parere il gruppo non aveva una resa sufficiente. Per 
            essere un trio la prova di questi ragazzi è stata buona, ma 
            il sound era un po’ confuso, caotico. Buoni gli assoli di chitarra, 
            con il leader perfettamente calato nel ruolo di chitarrista rocker 
            tutto anima e sudore, influenzato sicuramente dagli Stones, di cui 
            hanno riproposto anche “Brown Sugar”. La sezione ritmica 
            era coinvolgente, con l’unico appunto al batterista che ha fornito 
            una prestazione un po’ straripante. Mi spiego meglio, il nostro 
            aveva uno stile che ricordava molto Keith Moon degli storici Who, 
            niente di male, anzi era molto coinvolgente, ma da un punto di vista 
            stilistico secondo me non ci stava molto col blues, che a mio parere 
            richiede uno stile più secco e quadrato, a volte anche più 
            lento e misurato. Ma tutto sommato il pubblico ha dimostrato di gradire.
 
 Poi è arrivato il turno di Sardinas, il chitarrista americano 
            è già venuto varie volte nel nostro paese ed il pubblico 
            è esploso in una vera ovazione all’inizio del concerto, 
            dimostrando di conoscere il nostro. Eric non è il classico 
            chitarrista composto e misurato, non è elegante e raffinato, 
            piuttosto tutto in lui è fuori dall’ordinario a partire 
            dal look. Sardinas si è presentato sul palco con un abbigliamento 
            molto settantiano, pantaloni variopinti a zampa d’elefante, 
            camicia larga, gilet di pelle e cappellaccio calato sulla fronte, 
            capello lungo (molto), barba incolta e sigaretta, un improbabile incrocio 
            fra Slash per l’acconciatura, Hendrix per l’abbigliamento 
            e l’indimenticabile Rory Gallagher per lo stile sguaiato.
 
 Folklore a parte come ha attaccato a martoriare la sua steel guitar 
            (detta anche dobro) elettrificata tutti hanno capito che avremmo assistito 
            ad una esibizione ad alto tasso emotivo. Sardinas ha iniziato a cantare 
            di fronte al pubblico senza microfono, ovviamente non si capiva niente 
            di quello che diceva, ma parlava la sua chitarra per lui… feeling, 
            energia, passione, tutto si mescolava e veniva riversato sul pubblico 
            ad ondate successive conquistando tutta l’audience senza riserve. 
            Sardinas ha uno stile “sporco”, viscerale, istintivo, 
            lui non “suona”, ma fa gridare la sua chitarra e sembra 
            ottenere musica dove altri avrebbero partorito solo suoni scomposti. 
            Ovviamente il concerto è stato molto vario e il nostro ha cantato 
            anche al microfono, ma non stava mai fermo, talvolta si piegava fino 
            a terra, ma su tutto regalava emozioni indimenticabili.
 
 Il concerto è stato molto ricco, con il bassista texano doc, 
            che si è esibito in assoli di grande gusto e il batterista, 
            un musicista milanese emigrato negli States per esprimersi al meglio, 
            ha deliziato il pubblico suonando anche la propria pelle, oppure il 
            marmo delle gradinate del duomo. Momenti acustici si sono alternati 
            a quelli elettrici, che comunque hanno prevalso, un vero fiume in 
            piena. Verso la fine del concerto Eric ha fatto segno al servizio 
            d’ordine di lasciar avvicinare la gente e subito in molti si 
            sono riversati ai piedi della gradinata per vivere ancora più 
            intensamente lo spettacolo.
 
 Tante sono le cose che vorrei ancora raccontare, ad esempio sul pubblico 
            che comprendeva giovanissimi e gente che superava la sessantina, in 
            particolare c’era un signore attempato e dall’aspetto 
            molto compassato seduto al mio fianco in compagnia della moglie, che 
            dopo l’inizio dell’esibizione di Sardinas questo ha iniziato 
            a sbracciarsi come un ragazzino e ad un certo punto ha urlato a squarciagola 
            qualcosa del tipo “Eric I wish you well!!!”, mi ha fatto 
            morire!
 
 Per la cronaca devo ammettere però che ho provato un paio di 
            delusioni, la prima è stata quando Eric ha proposto un solo 
            bis e poi perché il concerto è durato poco più 
            di un’ora, ma Sardinas mi ha entusiasmato come pochi sono riusciti 
            a fare, che concerto!
 
 Altri live report: 2010
 
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