JOHNNY
WINTER + ERIC SARDINAS - Live in Trezzo (MI) 05/03/10 di Giancarlo Bolther |
Grande
serata rock blues ieri sera al Live Club di Trezzo d’Adda, un
genere musicale che sembrerebbe essere piuttosto datato e fuori moda,
ma che contro ogni previsione dimostra ancora una grande vitalità,
vista l’ottima affluenza di pubblico fra cui c’erano anche
parecchi giovani. Infatti il locale era pieno di appassionati accorsi
per assistere all’esibizione del giovane Eric Sardinas e del veterano
Johnny Winter, due nomi noti al pubblico, il primo è considerato
come uno dei migliori chitarristi emergenti (e concordo pienamente),
mentre il secondo ha scritto pagine indimenticabili di storia del rock
blues. |
Sardinas è già venuto varie volte nel nostro paese, personalmente ho già assistito ad un’altra sua esibizione svolta a Casalmaggiore (CR), che mi aveva colpito parecchio, quindi ero ben felice di poterlo rivedere all’opera. La formazione a tre prevedeva il fido bassista Levell Price e il batterista Bernie Pershey, che ha sostituito Patrick Caccia. Lo stile di Sardinas non è cambiato, si presenta sempre con le sue due chitarre dobro elettrificate, che Eric maltratta, si fa per dire, in modo strabiliante, suscitando ogni volta l’ammirazione totale del pubblico, che resta come ipnotizzato dal suo virtuosismo selvaggio. Come aveva fatto anche nell’altro concerto a cui ero stato presente, ha iniziato cantando senza microfono, per trasmettere subito tutta la forza primitiva del suo approccio alla chitarra e al blues. Classe da vendere. |
Eric si esibisce nel suo modo quasi violento, dando vita ad un rock blues molto “sporco” e “cattivo”, con le mani che corrono sulle corde seguendo logiche che sembrano arrivare da forze aliene. Eric sembra quasi “posseduto” e dimostra una simbiosi totale con lo strumento. Con o senza slide, spara note su note con una scioltezza da far invidia, mentre i suoi pards lo sostengono con ritmiche decise e ben sottolineate, davvero bravo il bassista che si esibisce anche in un pregevole solo, stesso discorso per il batterista, che aveva un ottimo suono e che ho apprezzato parecchio. Grande perizia esecutiva dei due, quasi in contrasto con la ruvidezza sfrenata di Eric, ma questo connubio di musica scatenata con le logiche precise delle parti ritmiche creava quel mix magico che incanta e affascina tutto il pubblico presente. |
Ad un certo punto Sardinas sembra duettare con se stesso, un momento molto divertente, sa anche prendersi in giro da solo. Non c’è nulla da dire, lo show di Eric ad alto tasso emotivo è perfetto, non lascia spazio a critiche o fraintendimenti, ma conquista brano dopo brano, fino ad un totale appagamento. Sardinas ha suonato per circa un’ora e mezza dove non si è risparmiato un solo secondo. Semplicemente spettacolare. |
Ad un certo punto Sardinas sembra duettare con se stesso, un momento molto divertente, sa anche prendersi in giro da solo. Non c’è nulla da dire, lo show di Eric ad alto tasso emotivo è perfetto, non lascia spazio a critiche o fraintendimenti, ma conquista brano dopo brano, fino ad un totale appagamento. Sardinas ha suonato per circa un’ora e mezza dove non si è risparmiato un solo secondo. Semplicemente spettacolare. |
Una breve pausa per preparare il palco ed ecco arrivare il turno del grande veterano, Johnny “cavallo pazzo” Winter, un musicista che ha fatto del blues la sua vita e che ha dimostrato di stimare Sardinas fin da subito, presenziando sul suo album di debutto uscito nel lontano1999. Il primo brano è stato suonato dalla sua band di supporto, col chitarrista Paul Nelson, che ha dimostrato di non essere li per caso, anche se ovviamente tutti aspettavano il grande albino. Che Johnny non sia più quello di una volta lo sapevamo già, decenni di vita non proprio esemplare hanno minato il suo fisico in modo irrecuperabile, infatti questo vecchietto terribile ha dovuto suonare per tutto il concerto stando rigidamente seduto su una sedia, senza far mistero della sua condizione precaria, ma la sua coesistenza col blues è tale che le sue mani hanno saputo incantare ancora una volta. |
Lo sguardo di Johnny sembrava spento e restava sempre fisso sul pubblico, non ha mai avuto bisogno di guardare la tastiera della sua chitarra, sembrava piuttosto che volesse fissare nella mente l’immagine del pubblico che ancora lo segue con tanto affetto, dal suo sguardo non trasparivano emozioni, eppure mi faceva sentire quasi a disagio. Per il resto Winter ha suonato con abilità consumata, ovviamente viste le sue condizioni di salute non si è esibito in numeri spericolati, ma ha comunque suonato bene, merito anche della band alle sue spalle che ha fatto un lavoro di sostegno veramente impeccabile. |
L’unica nota critica, se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, va ai suoni del batterista Vito Liuzzi, che ha anche cantato qualche brano, ma tecnicamente ha suonato davvero molto bene, in modo molto emozionale, del resto ha un curriculum da far invidia. Con un fisico e un aspetto che ricordava vagamente quello di Winter, ha però dato un contributo decisivo alla riuscita dello show. Ottimi anche il già ricordato chitarrista Paul Nelson e anche il bassista Scott Spray, che si sono dimostrati essere musicisti molto generosi. |
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