17 ottobre 1993, in seguito ad un incidente stradale muore il chitarrista
Christopher Michael Oliva, detto Criss. La sua presenza terrena ha
lasciato un segno indelebile, soprattutto nello stile chitarristico,
paragonato a quello dell’altrettanto grande Randy Rhoads (Quiet
Riot, Ozzy Osbourne). Con il fratello Jon in Florida forma una delle
band più interessanti in ambito metal, a cavallo fra Power,
Sinfonico e Prog, una band che ha rilasciato negli anni notevoli capolavori
come “ Hall Of The Mountain King”, “Gutter Ballet”
e “Streets: A Rock Opera”, ma per qualche arcano motivo
non si ha mai avuto la soddisfazione di collocarli fra i grandi di
tutti i tempi. Una band sfortunata sotto molteplici punti di vista,
ed uno stile unico e ben riconducibile. Probabilmente l’intelligenza
compositiva non riesce a convincere molteplici fans del genere, non
ci dimentichiamo che i dischi fuoriescono in un contesto quantomeno
particolare, quello dove il Metal Prog (a parte qualche nome ancora
acerbo come Dream Theater e Queensryche), in quel periodo non è
ancora ben sviluppato. Le tastiere nel Metal…per carità!
Gli esordi partono dal lontano 1975 e ovviamente non hanno ancora
la spina dorsale che avrà negli anni ’80 e ’90.
“Edge Of Thorns” è l’ottavo album in studio,
diciamo di metà carriera, è l’album dove il cantante
Jon si fa temporaneamente da parte per dedicarsi completamente alle
tastiere. Il ruolo verrà ricoperto dal giovane talentuoso Zak
Stevens.
L’artwork di “Edge Of Thorns” è affascinante,
curato nei particolari, così come è curata la musica
in maniera quasi maniacale. Canzoni senza sbavature, dotate di tecnica
e buon gusto per la melodia, soprattutto nelle ballate come “All
That I Bleed” e “Sleep”. Capolavoro assoluto la
title track che apre l’album, il piano di Jon scandisce il tempo
come un orologio. Il brano ha tutte le caratteristiche della perfezione
compositiva, dal ritornello ai riff per non parlare del solo, dove
la chitarra di Criss sembra dare scariche elettriche. Si ha sempre
l’impressione che il musicista non riesca mai a staccare le
mani dallo strumento.
Non disdegnano passaggi oscuri e malinconici, i Savatage su questo
ci hanno abituato anche con altri dischi. “He Carves His Stone”
e “Follow Me” sono esempi di come si intende il Metal
di classe. Punti qualitativi difficilmente raggiunti da altri gruppi.
Ma qui tutto funziona a dovere, l’album scorre velocemente fra
energia e melodia.
Da bravo collezionista del vinile mi sono anche cercato il doppio
lp contenente le bonus tracks acustiche “All That I Bleed”
e “If I Go Away”. Il doppio vinile all’interno oltre
che ai testi, contiene tutta la storia dei brani, un libro vero e
proprio, una chicca da non perdere in quanto anche il suono ci guadagna,
assumendo una rotondità differente rispetto alla versione del
cd. Suono più caldo e profondo.
I Savatage successivamente rilasceranno altri piccoli gioielli, ma
questo avevo voglia di metterlo nuovamente in luce, perché
la vita non è sempre giusta, ci sono dischi che probabilmente
escono in un momento sbagliato e noi allora gli rendiamo giustizia.
MS
« Ha vissuto per quella chitarra. Quando andavo a casa sua a
trovarlo non importava cosa stava facendo, telefonando, mangiando,
Criss aveva sempre una chitarra in mano».
(Il padre di Criss Oliva - fonte Wikipedia)
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