I
danesi Secret Oyster sono un nome minore dell’universo prog
degli anni settanta, nonostante siano sorti sulle ceneri dei più
famosi Burnin’ Red Ivanhoe e abbiano dato alle stampe quattro
album di cui almeno tre di pregevole fattura. Questo Sea Son del ’74
è il secondo ed è uno dei più interessanti e
forse più accessibili. L’unica nota negativa è
il fatto che si tratta di prog strumentale e questo non rende sempre
facile l’approccio, ma non è proprio un difetto.
Si parte con un classico giro di basso in “Oysterjungle”,
poi entrano la chitarra effettata e le tastiere, ma non sembra niente
di eccezionale, siamo quasi in un terreno space rock di buona fattura,
ma che non graffia nonostante una certa piacevolezza. Molto sognante
l’inizio di “Mind Movie”, ma è una traccia
lunga e strutturata con un enorme crescendo e un interminabile assolo
di chitarra, davvero trascinante. “Pajamamafia” presenta
il lato più jazz e sperimentale del gruppo, con le sue fughe,
un brano che richiede una certa apertura mentale, anche se non è
particolarmente ostico. Molto più fusion “Black Mist”.
Quasi neoclassica “Painforest”, mentre “Paella”
è la più sperimentale e acida, siamo in piena psichedelia.
La prima bonus è proprio il brano che porta il nome del disco
ed è un gran bel pezzo molto fusion, Chiudono altri due brani
piuttosto strumentali.
Sea Son è un disco molto settantiano, ma anche molto bello,
non è un capolavoro e nemmeno un disco da avere a tutti i costi,
ma se siete degli appassionati del genere vi conviene di non farvelo
sfuggire! GB
|