Grazie alla recente pubblicazione dell’antologia, sempre a cura
della storica label di Melzi, ecco che torna il trio americano con
un nuovo album e devo dire che fa bene vedere come la passione possa
dar voce ad artisti che si muovono lontano dai grandi circuiti e che
per questo rischiano l’anonimato più totale, nonostante
il valore.
I Seth propongono un heavy rock molto psichedelico e vagamente oscuro,
ma la principale peculiarità è di avere un sound molto
personale e poco “americano”. In effetti tra gli artisti
made in USA che ho incontrato sono diversi quelli che non hanno il
tipico sound a stelle e strisce, quello definito “radiofonico”
per intenderci o se preferite “easy listening”, che contraddistingue
la maggior parte dei gruppi americani di maggior grido. I Seth invece
si sono dedicati ad una ricerca personale che abbraccia diversi generi
musicali, ma la cui componente principale è proprio la psichedelia,
spesso legata a suoni heavy, ma anche semi acustici come nell’incantevole
“Love’s Hallowed Ground”. Non manca la voglia di
sperimentare come nella seguente “Free World”, però
è nei brani più diretti che apprezzo maggiormente il
tratto distintivo di questa band fuori dagli schemi.
Un bel disco per una band che riesce a ad essere originale in un ambito
dove è sempre più difficile esserlo. Onore al merito.
GB
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