Diavolo d'un Brian Setzer! Non è più un giuovincello, eppur continua a divertirsi (e divertirci) con quei due/tre accordi che abbiamo mandato a memoria, e che ci fanno ancora muovere! Quanti anni sono passati, da quando lo ascoltavamo nelle balere alterna? Allora coi suoi Stray Cats faceva furori e spezzava cuori, ma ascoltando "13" pare che il tempo davvero si sia fermato! E non solo per quel ciuffaccio da teddy-boy che continua ad ostentare (alla faccia di quei suoi colleghi che la capigliatura l'hanno ormai - almeno la loro - perduta irrimediabilmente!), per la camicia a quadretti sui jeans lisi e gli stivalacci impolverati.

Seduto sul cofano lucente di quelle improbabili automobili che possono sfrecciare solo sulle highways americane, of course! Brian applica al meglio una formula semplicissima, che gli permette di scrivere istantanee hits minori, che non risentono affatto degli anni trascorsi, perchè il nostro si è aggiornato, mantenendosi al passo coi tempi, pur non svendendosi affatto alla modernità. Così il rockabilly che rese celebri i gattacci fa ancora capolino qua e là ("Mini bar blues"), in mezzo a tanto buon, solido rock, a volte virante al country ("Don't say you love me"), altre al southern, altre ancora ruffianamente da classifica. "Drugs & alchol (Bullet holes)" apre il dischetto, e già l'avrete ascoltata diecine di volte, passando spesso su certe frequenze nazionali, "Really rockabilly" è il manifesto di una generazione, una piece che si muove darkeggiante e sinuosa, ma "13" non è solo una pura e semplice celebrazione, è forse il miglior disco mai composto da questo vecchiaccio che, evidentemente, ha ancora parecchie cartucce da sparare. Really rockabilly! AM

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