Questa giovane band norvegese ha debutto nel 2013 con un Ep e questo
è il suo esordio sulle lunghe distanze. Nel frattempo il gruppo
si è prodigato in concerti ottenendo ottimi riscontri, dall’Oslo
Jazz Festival all’Inferno Festival. La formazione è composta
di sei elementi fra i quali spicca il sax, poi ci sono due chitarre,
tastiere, basso e batteria, i brani sono cantati anche se dominano
le parti strumentali. Il genere proposto è fortemente prog,
contaminato da elementi jazz e da incursioni nel rock più duro.
La scuola è quella dei King Crimson, poi si possono ravvisare
anche altre influenze come Zappa e alcune cose della scena di Canterbury,
l’attitudine decisamente settantiana nella costruzione dei brani
e non fatico a credere che troveranno molti consensi tra i nostalgici
di quel modo di fare musica.
Il disco è composto da sole cinque traccie piuttosto lunghe,
molto varie ed articolate. Il sax è subito in evidenza nella
sinuosa “Oh My Gravity”, che fra reminiscenze colte, sferzate
hard e ponti jazzati, offre uno spaccato della forza espressiva di
questa giovane band. “Windshears” è più
morbida e sognante, la trama è decisamente jazzata, con accenni
di psichedelia e space rock, ottime vibrazioni che solo nel finale
prendono un’impennata energica coinvolgente. “Eschaton
Horo” è un brano molto complesso, lo sono tutti, ma questo
in particolare, di sicuro è prog nel senso più vero
del termine. “Extraction” prosegue il cammino del disco
proponendo nuove atmosfere, gli ingredienti sono gli stessi dei brani
precedenti, ma miscelati in modo nuovo. Chiude la monumentale “God
Left Us For A Black Dressed Woman”, che è misura delle
capacità di questa band.
Disco davvero impressionante questo, se poi si considera che è
un debutto si rimane ancora più colpiti, le potenzialità
di questa band sono enormi, ma serviranno i prossimi lavori per capire
la reale portata della loro forza creativa. Intanto godiamoci questo
disco che ha già tutte le caratteristiche per diventare un
classico del futuro. GB
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