Questo
affascinante debutto è uno splendido capolavoro, un'opera rock
interamente in Bretone, unica nel suo genere. Oggi c'è un vasto
fiorire di gruppi che propongono del rock contaminato con influenze
celtiche e in questo filone si inseriscono di diritto questi artisti
con la loro grande personalità.
Il nome del gruppo fa riferimento ad un nucleo di due artisti, che
si avvalgono del contributo di un gruppo "allargato" di
ben dieci musicisti divisi fra strumenti tradizionali e contemporanei,
ma i veri protagonisti sono i dieci brani che compongono l'album,
dieci composizioni dense di poesia e di tensione, quasi un ideale
crocevia fra Pendragon e Capercaille con qualche tocco di Marillion.
Apre la suite "Selaou" che intreccia subito energici ritmi
prog a tipici fraseggi folk, mentre nella parte centrale si delineano
delle atmosfere pinkfloydiane, leggere e sospese come la nebbia dell'Atlantico,
mentre il cantato angelicodella brava Bleunween ci incanta e ci trasporta
in mondi fatati. La seconda traccia si apre con un arpeggio solare
di chitarra acustica che si fa strada fra rumori di pioggia per poi
indossare le vesti della malinconia e ritmi molto evocativi. Come
non farsi stregare da "Sovajed a-feson", che sembra una
cantilena, una filastrocca dall'incedere felicemente epico. Le atmosfere
inquietanti e spettrali della lunga "Hybr'Ys" seguono dopo
la poetica "Naer ar Galloud", inizia un pianoforte che rievoca
le onde del mare, poi entra un cupo synt, i rintocchi di una campana
a morto conferiscono una solennità sinistra al brano, rasserenato
solo dalla voce che rompe l'oscuro incantesimo e il brano si fa sempre
più epico e ritmato, uno dei momenti più alti ed evocativi
del disco. Le sorprese non finiscono e anche i brani successivi sono
densi di momenti esaltanti, ma voglio che li scopriate da soli. Un
disco memorabile! GB
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