Rock Impressions

Seven Reizh SEVEN REIZH - Strinkadenn' YS
Musea

Questo affascinante debutto è uno splendido capolavoro, un'opera rock interamente in Bretone, unica nel suo genere. Oggi c'è un vasto fiorire di gruppi che propongono del rock contaminato con influenze celtiche e in questo filone si inseriscono di diritto questi artisti con la loro grande personalità.

Il nome del gruppo fa riferimento ad un nucleo di due artisti, che si avvalgono del contributo di un gruppo "allargato" di ben dieci musicisti divisi fra strumenti tradizionali e contemporanei, ma i veri protagonisti sono i dieci brani che compongono l'album, dieci composizioni dense di poesia e di tensione, quasi un ideale crocevia fra Pendragon e Capercaille con qualche tocco di Marillion. Apre la suite "Selaou" che intreccia subito energici ritmi prog a tipici fraseggi folk, mentre nella parte centrale si delineano delle atmosfere pinkfloydiane, leggere e sospese come la nebbia dell'Atlantico, mentre il cantato angelicodella brava Bleunween ci incanta e ci trasporta in mondi fatati. La seconda traccia si apre con un arpeggio solare di chitarra acustica che si fa strada fra rumori di pioggia per poi indossare le vesti della malinconia e ritmi molto evocativi. Come non farsi stregare da "Sovajed a-feson", che sembra una cantilena, una filastrocca dall'incedere felicemente epico. Le atmosfere inquietanti e spettrali della lunga "Hybr'Ys" seguono dopo la poetica "Naer ar Galloud", inizia un pianoforte che rievoca le onde del mare, poi entra un cupo synt, i rintocchi di una campana a morto conferiscono una solennità sinistra al brano, rasserenato solo dalla voce che rompe l'oscuro incantesimo e il brano si fa sempre più epico e ritmato, uno dei momenti più alti ed evocativi del disco. Le sorprese non finiscono e anche i brani successivi sono densi di momenti esaltanti, ma voglio che li scopriate da soli. Un disco memorabile! GB



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