Finalmente
la quinta fatica degli Shadow Gallery giunge alle mie orecchie! Ne
è passato di tempo dal 2001 e dall’ultimo “Legacy”!
Ne è passata di acqua sotto i ponti Metal Progressive, la situazione
sembra comunque ristagnare ed i gruppi cloni dei Dream Theater sono
sempre numerosi, ma forse la strada giusta è percorsa proprio
da questa band.
Con “Room V” si prosegue a sorpresa l’argomento
interrotto con il concept “Tyranny” del 1998. Si parla
ancora una volta della natura umana e come nel disco precedente il
discorso è affrontato in due atti, qui intitolati “Atto
III” ed “Atto IV”. La copertina è bellissima,
la spada di “Tyranny” ha ora in testa il logo dell’occhio
di Dio che capeggia sopra delle ali. I serpenti questa volta sono
due ed intrecciati fra di loro formando la scaletta del DNA umano,
il tutto dentro un triangolo di fuoco. Questo triangolo forma la V
di “Room V”. Nel retro del disco regna l’oscurità,
la pioggia e la distruzione. In primo piano ci sono delle radici di
un albero sradicato ed una strada che porta verso la luce, forse speranzosa
e ben augurante.
Questo artwork conferma in pieno le sensazioni che si ascoltano al
suo interno.
“Atto III” è suddiviso a sua volta in sette canzoni,
“Manhunt” è l’intro e conduce verso la dolce
ed intimistica “Comfort Me”. Mike Baker in questo brano
duetta con la bella voce dell’ospite femminile Laura Jaeger.
Pianoforte, flauto e chitarre elettriche ammaliano sino a raggiungere
il solo di chitarra struggente e toccante di Brendt Allmann. “The
Andromeda Strain” ci riporta verso i Shadow Gallery che abbiamo
conosciuto nei lavori precedenti, quelli con i cori neoclassici dal
sapore antico e melodioso. Il suono è massiccio, le tastiere
di Chris Ingles svolgono il loro dovere al meglio e la ritmica di
Carl Cadden-James (basso) e di Joe Nevolo (batteria) è precisa.
Le note sono ragionate, sentite e godute, assolutamente distanti da
quelle elargite da gran parte dei gruppi di oggi troppo autocelebrativi.
“Vow” è un altro classico pezzo Shadow Gallery,
mentre le strumentali “Birth Of A Daughter” e “Death
Of A Mother” pestano duro. Conclude l’atto “Lamentia”,
struggente duetto piano e chitarra.
Anche il successivo “Atto IV” si divide in sette momenti.
Si comincia nuovamente con arpeggi e flauto e con “Seven Years”
si ha sentore di anni ’70 e più precisamente dei Genesis
di Peter Gabriel. Il momento più alto del concept si intitola
“Encrypted” con i suoi otto minuti di pathos emozionale
e qui i nostri si riallacciano a lavori antichi come quelli contenuti
in “Craved In Stone”.
Forse mi sono dilungato troppo, ma la carne al fuoco è davvero
tanta, scopritela delicatamente, da parte mia posso solo segnalare
questo “Room V” come il miglior disco Metal Progressive
del 2005! Vedete voi… MS
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