Sheen è il progetto scaturito dall’unione di due artisti,
la cantante Romina Daniele ed il polistrumentista (basso e chitarra)
Lorenzo Marranini. Marranini proviene da un percorso Rock, e Folk/Blues,
mentre Romina Daniele la conosciamo già come cantante e sperimentatrice
del suono umano, non a caso è vincitrice anche del Premio Internazionale
Demetrio Stratos, tanto per citarne uno. Assieme fondano nel 2010
la RDM Records.
Il connubio da alla luce questo album d’esordio dal titolo “Absence”,
composto da nove tracce, tutte dallo stesso titolo, solo differenziato
da un numero crescente. “Absence” è un prodotto
che guarda lontano, cantato in inglese (escluso il pezzo “Absence
8”) e che non si ferma avanti alla formula canzone, qui lontana
anni luce. “Absence” è il titolo della poesia di
Romina pubblicata nel 2011 con la raccolta “Poesie 1995 –
2005” da RDM. Essa è la mancanza di autenticità
nel mondo dinanzi alla quale la ricerca più propria è
urgente e necessaria (cosi’ narra la biografia).
L’elettronica ricopre un ruolo importante nella riuscita dell’insieme,
a volte oscura ombra che insegue il suono, a volte tappeto sonoro
che mette in evidenza la voce di Daniele. Acuti, parti recitate, versi,
interpretazioni recitate si alternano a vocalizzi a volte anche polifonici.
“Absence 2” è tratto dalla poesia “L’Occhio
Che Ascolta” ed è strutturato su una ritmica ossessiva,
vicina anche a un sound che potrebbe uscire dalla discografia di Paolo
Catena.
Cadenzato e ancora oscuro è il brano “Absence 3”,
tratto proprio dalla poesia “Assenza (O Soglia Del Mio Dolore)”,
qui bene interpretato dal suono e dalla voce. La sensazione che provo
all’ascolto è come uno scivolare in una caduta libera
nell’oscurità e senza un appiglio, il tutto sembra non
avere un fondo. Notevole. Il risveglio mi giunge solamente quando
intervengono le schitarrate Pinkfloydiane, degne compagne di un percorso
sia psichedelico che poetico.
“Absence 4” è greve e sprigiona dolore, lento agonizzare
che porta immediatamente alla successiva fase dal titolo “Absence
5”. Ancora dolore, ancora oscurità. Con “Absence
6” si arriva ad un anthem spettrale e greve, al limite del Doom
dove il lavoro della chitarra è ottimo. “Absence 7”
gioca sulla sovra incisione di voci, mentre “Absence 8”
è quantomeno spettrale, Antonius Rex se stai leggendo, contattali!
La conclusiva “Absence 9” è una suite di quasi
diciannove minuti, essa è un lungo viaggio spaventoso, a mezz’aria,
sospesi nel vuoto.
Questo è un disco che esula da ogni parametro logico di struttura
musicale, almeno per come la si intende generalmente. Da ascoltare
soprattutto al buio… se ne avete il coraggio! MS
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