La Moonjune ci ha abituato ad un repertorio sperimentale, molto spesso
vicino al Canterbury, con riferimenti primi che partono dai Soft Machine
e da Allan Holdsworth per arrivare a cose più attuali, ma sempre
abbastanza ricercate tra fusion e free jazz, ma quello che ho ascoltato
in questo disco si discosta nettamente da quanto ho ascoltato prima
d’ora nel repertorio Moonjune.
La copertina del disco fa pensare ad un progetto tra il medievale
e il folk apocalittico, ma quando attacca il primo brano “Dead
Baby” si capisce subito che ci troviamo di fronte a qualcosa
di totalmente inaspettato, l’impianto del brano è heavy,
chitarre molto distorte in un contesto jazz stralunato, ritmiche folli
e selvagge e vari strumenti in libertà assoluta. L’esperienza
stravagante continua nel brano successivo dal titolo bizzarro, il
vibrafono si alterna a questi intrecci metallici, mentre la sezione
ritmica sembra impazzita e si produce in stacchi continui, unico denominatore
una musica totalmente non convenzionale. Il terzo brano ha un titolo
impossibile, ma almeno è il primo che ha una struttura musicale
quasi riconoscibile, sempre molto sperimentale, ma almeno si riesce
a seguire una linea melodica, anche se è molto alienante, cantato
compreso. Ma se tutto questo vi è sembrato strano, dovete mettere
alla prova le vostre orecchie con “Shitgun”, la follia
raggiunge un livello palpabile, fin quasi a diventare affascinante,
se si riesce a superare l’impatto iniziale piuttosto devastante.
Non siamo nemmeno a metà disco e le stranezze sonike di questi
musicisti continuano a sorprenderci brano dopo brano, sembra non ci
sia mai un limite, o che il limite serva solo ad essere continuamente
superato.
Questa band ha una forza intrinseca che non lascia indifferenti, anche
se è molto difficile accostarsi al loro mondo stravagante e
selvaggio. La violenza del loro sound è esplosiva, irrazionale
e, come tutte le cose folli, è destabilizzante, ci vuole una
certa dose di coraggio per avvicinarsi, superato lo scoglio iniziale
si può anche riuscire ad apprezzarne la potenza rivoluzionaria,
ma non è certo facile e temo che buona parte del pubblico non
riuscirà ad andare oltre l’impatto iniziale, ma artisti
come questi possono far riflettere. GB
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