Ne ha fatta di
strada il Metal Progressive dai tempi dei Dream Theater. Era il 1989
e tanta ne hanno fatta anche i tedeschi Sieges Even. Partiti come
ammiratori dei Rush, hanno avuto la saggezza e la capacità
di maturare il proprio stile dalla fine degli anni ’80 fino
ai giorni nostri, con un suono fresco e moderno. Paramount è
un disco che non scherza, quasi perfetto, l’equilibrio fra tecnica,
melodia, cambi di tempo e Metal è saggiamente dosato. I fratelli
Holzwarth dopo le lussuose collaborazioni con Blind Guardian e Rhapsody
Of Fire, si ritrovano assieme per dare vita all’ennesimo lavoro
di Prog Metal, dopo l’ottimo “The Art Of Navigatine By
The Stars”. Eredità ardua da sopportare, vista la caratura
del lussuoso precedente, ma ci sorprendono per l’ennesima volta.
Si allontanano ancora di più dalle singolari timbriche Metal
per dare spazio ad un impronta ancora più progressiva ed emotiva.
Amo Menses al microfono è autore di una prova brillante sin
dall’iniziale “When Alpha And Omega Collide”, degna
vetrina anche della sezione ritmica. Per certi versi si possono riscontrare
influenze Threshold. Ho detto nella premessa che il Metal Prog ne
ha fatta di strada, per certi versi pochi sono coloro che hanno tentato
di uscire da certi canoni, i Sieges Even sono fra i più coraggiosi,
pur non andando ad invischiarsi in tecnicismi autocelebrativi. Sempre
attenti all’orecchiabilità del brano, con buoni ritornelli
come in “Tidal”, oppure nella ballata “Eyes Wide
Open” (ovviamente non quella dei King Crimson).
Il tempo li ha resi malleabili ad ogni tipo di soluzione, la creatività
è arrivata ad un livello compositivo davvero eccelso, stupisce
la semplicità dell’insieme. La band di Monaco mostra
il lato più delicato con “Iconic”, mentre raggiungono
l’alto gradimento con “Where Our Shadows Sleep”,
canzone che lascia il segno dentro. C’è anche uno strumentale
da godere, “Mounting Castles In The Blood Red Sky”, fra
pioggia e narrazione. Non esiste un brano trascinatore del disco,
tutto fila via che è un piacere. “Paramount” è
un lavoro che nella semplicità riesce a spostare il Metal Prog
in lidi poco frequentati, dove la classe è più importante
della tecnica, dove il cuore si incontra con la testa, dove l’essere
è più importante dell’apparire.
La produzione è buona, il suono cristallino e pulito, gli strumenti
sono ben distinti fra di loro, secondo noi un disco da avere senza
il minimo dubbio. MS
Altre recensioni: The Art Of Navigatine
By The Stars;
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