La
copertina molto folk di quest'album rimanda alle epopee fantasy molto
care al prog e invoglia subito all'ascolto del disco ed in effetti
questo gruppo francese di Lione è molto particolare.
Questo è l'album di debutto del gruppo, ma in formazione non
ci sono dei ragazzini, anzi è gente che mastica prog da una
vita e si sente. Senza volervi tediare con note biografiche troppo
dettagliate, vi dico che si tratta di componenti di varie formazioni,
che si sono riuniti sotto questo nuovo moniker per dar vita ad un
complesso a metà strada fra il prog vecchia scuola e il new
prog di Pallas e Marillion.
Dopo un intro parte "Overture" che ricorda per certi versi
i Carmina Burana musicati da Orff, mentre "Opaline" è
un classico brano vagamente Camel. Fra parti recitate e altre cantate
si muove il singer, con una certa teatralità, ma senza un carisma
particolare, mentre le parti strumentali la fanno decisamente da padrone.
Molto più complessa e interessante è "The Morning
Dew" che mescola le influenze più disparate, con sezioni
al limite dell'hard rock e un violino prodigioso che fa da contrasto,
assolutamente da ascoltare! Spettacolare è anche il brano che
da il titolo al disco ed è ancora il violino di Annie Morel
a stregarmi. "The Desert Gates" è epica ed evocativa,
vagamente pinkfloydiana e Camel, ma anche molto bella. Incantevole
"Lovestalgia", con un cantato sognante e dei giri armonici
che ti entrano subito in testa. "Finale" è il titolo
di chiusura ed è ancora grande prog, una summa di quanto ascoltato
durante l'ora passata in compagnia col gruppo.
Ma il folk? A parte per certi passaggi, se ne sente davvero poco,
solo qualche sprazzo, ma va bene così. GB
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