Che
bello l’AOR quando è ben eseguito! Questo è il
secondo lavoro dei Somewhere Into Nowhere (S.I.N) del chitarrista
Deddy Andler. Provenienti dall’Inghilterra, si formano nel 2002
e danno alla luce, l’anno successivo, “S.I.N.” che,
pensate un po’, raggiunge addirittura il terzo posto nel famoso
magazine Giapponese Burrn!
Questo nuovo album è prodotto dal duo Andler e Frank Wolfgang
nei CBV Studio in Pforzheim , Germania. In effetti il titolo dell’album
è un suo ottimo spaccato, nell’ ascolto si ha proprio
la sensazione di equilibrio fra melodie, voce e suoni. Non solo un
buon prodotto musicale, ma anche un bell’ artwork e tornando
alla musica, anche uno spiccato senso per gli arrangiamenti.
L’iniziale “Nail It To The wall” è importante,
come la voce stessa di Jason Marks, un vocalist veramente versatile.
La qualità sonora aiuta a far decollare i brani, così
anche “One Small Voice” che colpisce nel segno. Gustosi
riferimenti ai Queensryche non guastano e la sensazione è quella
di avere fra le mani un buon lavoro. Con “It’s Forever”
a tratti si sogna in compagnia della bella voce di Jason. In questo
caso però bisogna riconoscere che certe soluzioni sembrano
tropo sfruttate, nell’insieme comunque un buon pezzo. Fa compagnia
dietro al microfono l’ospite Michael Voss (Casanova e Silver).
Ora chiudete gli occhi ed ondeggiate in aria il vostro accendino acceso,
ebbene si, è il momento del “ballatone”, che in
questo caso prende il nome di “Walk Away”. Gradevole e
diretto si lascia ascoltare ovviamente con piacere.
Il cuore ritorna a battere velocemente con “Fight For My Life”,
vero e proprio inno al Melodic Metal, anche quello made in Queensryche.
A metà del disco ci imbattiamo con la buona “The Reason”
senza infamia ne lode, poi è il turno di “Johnny’s
Running”, più intrigante e tecnica, con essa la sezione
ritmica fa una buona figura anche senza strafare. Il livello sale
con la matura “Nightwinds”, colma di frangenti d’esperienza
ed un ritornello importante da cantare assieme a loro. E’ il
momento giusto per la seconda ballata, “For Getting Overus”,
sicuramente migliore della precedente, ma l’album si chiude
logicamente con un pezzo da novanta dal titolo “Winding Road”.
Come dicevo in apertura della recensione, come è bello l’AOR
quando è ben eseguito, in questo caso è anche ben prodotto.
Date un ascolto. MS
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