Rock Impressions

Sinestesia - The Day After Flower SINESTESIA - The Day After Flower
Imaginifica
Distribuzione italiana: Edel
Genere: Prog
Support: CD - 2009

Coniugare tecnica e melodia, virtuosismo ed anima non si rivela sempre operazione di facile soluzione, prevalendo solitamente una componente sull'altra. I triestini Sinestesia sono sì ottimi musicisti, ma pure sensibili esecutori. Le loro composizioni non irritano l'ascoltatore, soddisfano il più esigente in quanto a struttura come colui che si accontenta della bella canzone, quella da ascoltare e da ascoltare, ogni volta scoprendo nuove emozioni.

Le tastiere magniloquenti e la grandeur sinfonica di "Cold war apocalypse" e la grazia notturna di "Violet" vanno a braccetto in "The day after the flower", disco numero due per questa valida band per la quale non per nulla Franz Di Cioccio, una delle figure di maggior rilievo del panorama musicale italiano, ha assurto l'importante ruolo di patrocinatore, con la sua etichetta Immaginifica, già dal primo vagito ufficiale, l'omonimo del 2007. Considero la citata "CWA" un elemento cardine del disco intiero, disvelando appieno l'attitudine fortemente progressiva del combo giuliano, attento però a svilupparla in un senso assolutamente caldo e coinvolgente, praticando una formula snella pur nella sua ricchezza di impegnative variazioni. Dalla irruenza tipica del metal di "Hero", episodio posto al principio della track-list, alla solo apparente semplicità di episodi come "Hero" o "Burning times", "The day after the flower" scorre via veloce, costringendoci a pigiare nuovamente il tasto play, per poter così ri-percorrere i suoi sontuosi sentieri sonici (“Twilight”, ma su “Memento” sfidano i canoni pre-costituiti del rock proponendosi in madrelingua!).

La grande voce di Ricky De Vito, uno dei vocalist più autorevoli del panorama rock italiano, le chitarre di Roberto De Micheli, a volte spigolose, nervose, altre delicatissime, aderendo perfettamente al contesto umorale della traccia che stanno ricamando, una sezione ritmica duttile e potente (Alessandro Sala al basso e Paolo Marchesich alla batteria) ed ovviamente le onnipresenti tastiere (davvero ricco l'apparato messo in mostra da Alberto Bravin) e, last but not least, una produzione sfavillante fanno di questa operina una delle meglio riuscite del morente 2009. E che ci inducono a principiare con speranza l'anno nuovo, consci che qualcosa di grande siamo capaci di proporlo pure noi, non solo i soliti anglosassoni. AM

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