Finalmente
un disco nipponico che si rifà alle proprie origini culturali
e, forse proprio per questo, è molto impegnativo. Il brano
di apertura risale al 500 dC (500 e non 1.500), siamo di fronte all'archeologia
musicale. Non spaventatevi, perché il brano introduttivo serve
per calarci nell'atmosfera sognante di questo CD ed è una scelta
vincente. Peccato che poi ci si allontani da questo brillante esordio
per approdare verso un jazz rock molto vicino alla fusion, una specie
di incrocio fra i King Crimson e i Weather Report.
Ascoltate le follie di "Silence, Darkness", è pura
magia, i nostri possiedono una tecnica spaventosa e un feeling tanto
sconvolgente da fare incavolare. Sicuramente non è un disco
accessibile a tutti: assoli di sax si alternano ad assoli di basso,
che a loro volta rincorrono i virtuosismi del chitarrista, che nel
frattempo duetta con le tastiere, il tutto sostenuto da un batterista
eccezionale. Sono qua che faccio fatica a scrivere, perché
sto letteralmente saltellando sulla sedia, sto cercando di pigiare
i tasti della tastiera a tempo e questo non mi aiuta per niente!!!
Per fortuna il brano successivo è la meditativa "Circular
Pinx" in cui fa la comparsa la voce ispirata di Chizuko Ura e
i brividi continuano, un cantato in lingua madre perfettamente integrato
con le parti musicali. Sulla stessa onda prosegue "Speakless",
che è solo un po' più vivace e nei suoi undici minuti
offre diversi spaccati. Le belligeranze riprendono con "Kundabuffer",
un intro di pura follia introduce un brano visionario, pervaso da
una tensione nervosa, epica ed esaltante. Alla fine, se ancora non
vi ho convinto sulla bellezza di questo CD, fatevi almeno conquistare
dalla poesia struggente di "Where No One Has Gone", che
non vuole indicare improbabili virtuosismi, ma un posto segreto di
rara bellezza, dove volano le Fenici! Da avere, da ascoltare, da amare.
GB
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