Rock Impressions

The Skull - For Those Which Are Asleep The SKULL - For Those Which Are Asleep
Tee Pee Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Doom
Support: CD - 2014


Eric Wagner, storico singer dei Trouble, non è nuovo a progetti diversi, anche se non troppo distanti dalle sue origini. L’abbiamo visto al fianco di Danny Cavanagh (Anathema, Leafblade, Antimatter) nei Lid e Dave Grohl in un brano del suo progetto Probot. Oggi lo ritroviamo con altri due ex Trouble, il batterista e tastierista Jeff Olson (Retro Grave) e il bassista Ron Holzner, anche se Olson sembra essere recentemente uscito dalla formazione. Alla chitarra troviamo Lothar Keller e Matt Goldsburough (Pentagram), quest’ultimo entrato in formazione poco prima che venisse registrato l’album.

Inizialmente il gruppo suonava brani dei primi due storici album dei Trouble, Psalm 9 e The Skull (da cui il nome del gruppo), poi la band ha iniziato a scrivere brani propri e ne è venuto fuori il presente disco. Come parte “Trapped Inside My Mind” non si hanno dubbi, il riff rallentato e saturo è doom allo stato puro, un atto d’orgoglio per alcuni dei più grandi interpreti del genere. Wagner è in piena forma e con questa nuova formazione alle spalle fa venire ancora i brividi. Il mestiere si sente tutto e i cinque scodellano un brano che è già un classico del genere. Un basso cavernoso come non mai introduce la sabbathiana “The Touch of Reality”, in fondo non ci sono grosse novità, ma grandi conferme, il riff portante è davvero bello e il tenore del disco è molto alto. Nel ponte il sound si tinge di psichedelia e i brividi aumentano. “Sick of It All” è ancora molto rallentata ed onirica, il gruppo continua ad elargire perle. Verso il finale c’è anche un bel crescendo. Ancora più psichedelica è “The Door”, aperta su di un’oscurità veramente efficace. Più diretta è “Send Judas Down”, puro heavy metal cadenzato, dominato da un riff micidiale. “A New Generation” è un torrido heavy blues che non lascia indifferenti. “Till the Sun Turns Black” è ancora classico doom, che avrebbe figurato molto bene anche nei primi album dei Trouble. La title track è posta all’ottavo posto, viene aperta da un giro acustico ai limiti del folk apocalittico, poi entra una parte durissima di forte impatto emotivo, sicuramente è il brano più originale del disco. “Sometime Yesterday Morning” è ancora una volta puro heavy metal senza cedimenti, che lezione di stile. Chiude “The Last Judgment” ed è ancora uno schiaffo a chi pensa che non si possa più fare un album di grande doom metal.

Da un certo punto di vista questo è il disco che ogni fan dei Trouble si aspetta di ascoltare, un tuffo nel doom metal più classico, capace di emozionare dall’inizio fino all’ultima nota. GB

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