Certe sonorità sembravano dimenticate nelle nebbie del tempo, un certo modo di fare musica, completamente stravolto dalla musica pop, sembrava del tutto ignorato dalle giovani generazioni e invece mi ritrovo questo disco fra le mani che mi lascia letteralmente sbalordito. Premetto che ho sempre amato moltissimo il magico sound nato nella seconda metà degli anni sessanta, quello di formazioni come i Music Machine e gli Shadows of Knight, ma per citare qualche nome più famoso ricordo i Doors, gli Iron Butterfly e i primi Pink Floyd. Del resto nel nord Europa è in atto già da tempo un revival degli anni ’60-’70 che ha già raggiunto un notevole spessore. Chitarre fuzz e hammond in un contesto molto vicino al primo hard rock e a certo progressive, con una sezione ritmica vagamente tribale, ma con un sound al passo coi tempi.

Gli Skyron Orchestra vengono da Gothenburg e sono al secondo album. Certo non c’è niente di innovativo in quello che propongono, ma è la genuina passione per certe sonorità che trasmettono che convince l’ascoltatore. Non è una sterile riproposizione di vecchi canoni, ripeto è vera devozione che arriva all’esaltazione di un sound magico. Quattordici traccie per viaggiare nella psichedelia ed è così ben fatta che non sembra nemmeno un disco del nuovo millenio.

Gli Skyron Orchestra sono un gruppo fuori da tutti i canoni, quello che fanno non è certo spinto da motivi economici, non credo che venderanno milioni di dischi, ma il loro disco è veramente suggestivo e mi ha catturato nelle sue spire fin dal primo ascolto. GB