La storia di questa band romana inizia circa dieci anni fa, sulle orme di gruppi doom come gli Orange Goblin e i Kyuss, il primo album esce nel 2001 per la tedesca Daredevil Records e arrivano i primi consensi, le copie del cd vengono esaurite in pochi mesi, segue un secondo album alla fine del 2004, ma iniziano anche dei problemi di formazione, che non consentono al gruppo di promuovere adeguatamente il disco. Oggi la line up si è stabilizzata sulle figure di Francesco al basso e alla voce, Ennio alla batteria e Emiliano alle chitarre.

Questo nuovo disco vede i nostri staccarsi dalle sonorità classiche del genere per abbracciare una vena molto più sperimentale e psichedelica, ecco allora partiture molto dilatate come nell’iniziale “Ave Atque Vale”, che dura circa dodici minuti e offre delle visioni notturne cariche di suggestione. I suoni sono insoliti, non c’è il classico riffing saturo, ma una amalgama di idee diverse. “Devil’s Bargain” continua sulla stessa scia e interseca il sound tipicamente doom con situazioni cariche di acida malinconia, partiture struggenti che aprono a riflessioni drammatiche sulla condizione umana. La title track è un intermezzo sussurrato di pochi secondi, abbastanza insolito, in particolare se si pensa che le altre quattro traccie del cd superano tutte abbondantemente i nove minuti. La tormenta sonora riprende con la dura “But the Earth Was Hollow”, che ha una sezione centrale davvero coinvolgente, anche se la natura sperimentale del progetto non rende particolarmente fruibile l’ascolto. Infine “Raise the Dead” completa un disco fatto di tenebra con un’ultima discesa negli abissi della nostra psiche.

Gli Skywise sono un gruppo che ha qualcosa da dire, la loro ricerca è profonda, il genere che hanno scelto limita di fatto il pubblico, ma hanno fatto un disco di valore che i cultori di queste sonorità non dovrebbero lasciarsi scappare. GB

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