Penso
che il termine "gregario" sia la definizione più
calzante per Earl, un chitarrista veramente dotato, che nella sua
vita ha suonato con nomi di primissimo piano come David Bowie, John
Lennon e Ian Hunter.
Come solista ci ha provato nel '76 con due lavori molto interessanti
(Earl Slick Band e Razor Sharp), ma che non hanno raccolto il consenso
necessario per dare stabilità al progetto. Il nostro ci riprova
nel '91 con In Your Face, ma ci vogliono altri dodici anni per sentire
questo nuovo album, che segue la pubblicazione di un live del '76
e di una raccolta.
In questo nuovo album troviamo lo stesso Duca Bianco che canta nel
brano "Isn't It Evening", Robert Smith dei gotici Cure canta
in "Believe", Joe Elliot dei Def Leppard interpreta "Psycho
Twang" più una serie di altri amici per un totale di dieci
tracce di cui quattro sono strumentali. Ogni cantante oltre a prestare
la sua voce ha collaborato anche in fase compositiva ai brani e si
sente. La musica proposta è un pop stradaiolo, talvolta viscerale
come in "Pike St.", talvolta malinconico e riflessivo come
nell'iniziale "Dancing With Eleanor", che sa terribilmente
di già sentito. Carino il pezzo con Smith, ma niente più.
Il brano con Bowie è quello più bello, ma siamo sempre
nei confini di un pop inglese che ha fatto il suo tempo. Si sperimenta
vagamente in "1735" con Slick che improvvisa su delle basi
dal sapore elettronico, ma è troppo poco. L'ultima fiamma brucia
con la traccia omonima interpretata da un ispirato Royston Langdon,
ma da questo punto l'album si ripete stancamente e non riesce a catturare
l'attenzione.
Mi spiace davvero parlare male di un'artista che ho sempre stimato,
eppure non me la sento di consigliare questo lavoro, un disco che
ha solo qualche brano carino e tanta nostalgia per i bei tempi andati.
GB
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